su rassegna.it, 19 maggio 2013, (a cura di Emanuele Di Nicola)
“Siamo qui perché non rinunciamo alla nostra idea di fondo: cambiare il paese e mandare a casa chi ha prodotto questo disastro”. Così il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha aperto il suo intervento oggi (18 maggio) a Roma, dal palco di piazza San Giovanni. La manifestazione nazionale della Fiom è stata gremita, decine di migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale. Senza fare cifre, Landini ha risposto così ai giornalisti: “Ci sono in piazza 50mila persone? No, siamo molti di più”.
“Abbiamo invitato tutti a questa manifestazione – ha detto – e voglio dire, senza polemiche, che essere qui oggi non è solo essere rispettosi della Fiom. Non capisco come si può essere al governo con Berlusconi e aver paura di essere qui. Siamo la parte migliore di questo paese, non abbiamo paura di rivendicare la nostra onestà”.
Landini ha toccato i punti principali del dibattito politico e sociale. Nell’Italia della crisi, la Fiom si offre come terreno comune per tutte le fasce deboli, i cittadini colpiti dalla recessione, e chiede un cambiamento al governo Letta. Se questo non avverrà – ha avvertito – “il governo avrà vita breve”.
“L’Imu non è una priorità, la priorità è il lavoro – a suo avviso -. L’Imu è una tassa scritta coi piedi, ma non va cancellata per tutti: la ricchezza deve essere tassata e redistribuita. Bisogna anche andare oltre, bisogna tassare le rendite finanziaria”. Le tute blu della Cgil avanzano una proposta sugli ammortizzatori: “La cassa integrazione in Italia la pagano i lavoratori e alcune imprese. Se tutte le imprese versassero un contributo, allora la cassa si potrebbe estendere a tutti: a quel punto sarà possibile introdurre in Italia un reddito di cittadinanza”.
“Pagare le tasse non è un furto, le devono pagare tutti. L’evasione fiscale offende chi paga: oggi chi porta i soldi fuori dal paese, nei paradisi fiscali, usufruisce dei servizi che noi garantiamo. Siamo alla follia”. Questo un altro passaggio. “Il lavoro e l’istruzione devono essere un diritto di tutti. I lavoratori in cassa integrazione non possono curarsi, non hanno soldi per pagare il ticket sanitario, questo è assolutamente inaccettabile. Siamo il paese della corruzione: ci dobbiamo battere anche contro la criminalità organizzata, deve diventare una grande battaglia sindacale e politica di tutti”.
Poi il momento delle proposte. “I contratti nazionali di lavoro sono 274, sono troppi. Bisogna unificare i diritti: serve un grande contratto nazionale dell’industria, un contratto dei servizi e così via. Dentro i posti di lavoro va sostenuto un principio di fondo: a parità di lavoro c’è parità di diritti e parità di retribuzione. Questo è il modo per impedire la competizione tra lavoratori e non lasciare nessuno indietro”.
La seconda proposta è un piano straordinario per l’occupazione: “C’è rischio che l’intero settore industriale salti in poche settimane. Ogni giorno un’azienda chiude o licenzia lavoratori. Sono anni che investimenti non si fanno o sono bloccati. Siamo il paese con l’orario di lavoro più alto d’Europa, a cui corrisponde il salario più basso. La classe imprenditoriale non è senza colpe: chi ha portato miliardi nei paradisi fiscali, invece di investirli in Italia? Allora torniamo subito a investire, e deve investire anche il pubblico”.
Nel piano per l’occupazione, prosegue, “bisogna affrontare la manutenzione del territorio: inutile continuare a pagare il Cda del Ponte sullo Stretto di Messina, inutile continuare a bucare una montagna per fare la Tav. Basta col patto di stabilità, che non ti permette di spendere i soldi che hai e non fa investire i Comuni. Occorre subito un progetto per creare occupazione e rimettere in moto l’economia. Il governo italiano deve andare in Europa e ricontrattare i vincoli di bilancio”.
Maurizio Landini ha poi toccato altri argomenti, come la battaglia per il diritto di cittadinanza e il voto ai migranti (“Una lotta sacrosanta che continuerà”), e le elezioni “tradite” dalla mancanza di cambiamento. Proprio sulla politica è stata la conclusione del segretario della Fiom: “Il voto ci ha chiesto di cambiare politica e governo. E’ folle che il partito di Berlusconi, che ha perso 9 milioni di voti, decida ancora sulle sorti del paese. I partiti non sono stati in grado di produrre discontinuità, aumenta il rischio che non si vada a votare. Ma il diritto di voto in Italia non ce l’hanno regalato, l’abbiamo conquistato con una lotta di Resistenza: per questo dobbiamo praticarlo sempre”.
“Quando il governo Monti ha fatto le modifiche alle pensioni il sindacato non ha fatto tutto quello che doveva per contrastarlo”, ha osservato infine Landini. “Se questo governo non sarà in grado di cambiare le politiche di Berlusconi e Monti, non solo scenderemo in piazza, ma metteremo in campo tutte le nostre iniziative per il cambiamento”.