Nella notte di mercoledì 29 settembre un incendio è scoppiato all’interno del ghetto dell’ex Calcestruzzi Selinunte, nei pressi di Castelvetrano, e il corpo di un giovane migrante di soli trent’anni, Omar, è stato rinvenuto dai vigili del fuoco. Il rogo è divampato per cause accidentali all’interno del campo sito nella ex Calcestruzzi Selinunte, una struttura da tempo abbandonata e occupata dai migranti che raggiungono la vicina Campobello di Mazara per la raccolta delle olive. I braccianti, per la nuova campagna di raccolta, avevano allestito delle tende di fortuna e alloggi di cartone, eternit e legno. Durante l’incendio in molti sono riusciti a mettersi in salvo abbandonando il campo prima che le fiamme avvolgessero l’intera area. I braccianti si sono riversati in strada dove hanno trascorso il resto della notte, mentre una cinquantina di lavoratori hanno bloccato la strada provinciale 56 tra Campobello di Mazara e Selinunte in segno di protesta contro le drammatiche condizioni in cui sono costretti a vivere e a lavorare. “Chiediamo una sistemazione dignitosa, devono capire che noi siamo un valore perché senza di noi non si potrebbero raccogliere le olive. Noi siamo tutti fratelli, sia quelli con permesso di soggiorno sia quelli sprovvisti”.


L’ex Calcestruzzi Selinunte, di proprietà di Onofrio Cascio, dal 2010 ha chiuso i cancelli tuttavia nel corso degli anni il sito si è trasformato in un campo per migranti dove i braccianti si autogestivano e avevano organizzato un bazar, una rudimentale zona docce e una macelleria, ma già da tempo denunciavano condizioni di sopravvivenza disumane. A fronte della tragedia accaduta, e in segno di solidarietà nei confronti dei braccianti di Campobello di Mazara, come Rifondazione Comunista raccogliamo l’appello dei lavoratori impegnati negli uliveti e rilanciamo la raccolta fondi promossa dalla campagna “Portiamo l’acqua al ghetto 2021” in favore delle vittime di questa tragedia figlia del disinteresse per le condizioni di lavoratori e lavoratrici costretti a turni massacranti nei campi. Condanniamo lo sfruttamento che intrappola lavoratori extracomunitari privi di garanzie sindacali, e rivendichiamo politiche di sicurezza e garanzie ispettive contro caporalato e neoschiavismo padronale.


Chiediamo a tutti e a tutte un sostegno economico per sostenere le spese di emergenza per chi ha perso tutto! Chiediamo l’impegno immediato della Prefettura per permettere a questi lavoratori l’accesso alle case!

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