Egr. Direttore, nel notiziario di ieri la sua emittente ha ospitato l’Amministratore unico della Policentro Daunia che ci informava come a breve dovranno iniziare i lavori dell’illegale progetto del centro commerciale in contrada Margi. Le ragioni della illegalità  le ribadiamo ancora in questa occasione  anche perché le abbiamo ampiamente dimostrate e per questo non siamo mai stati smentiti con le carte.L’illegalità del progetto – e questa è la cosa più grave –  ha, però, sottratto circa 200 mila metri quadrati di area destinata dal Piano Regolatore Generale alle attività produttive collegate allo sviluppo dell’artigianato e della piccola industria nonché alla commercializzazione dei prodotti della loro attività. Tuttavia siamo stati colpiti da un passaggio dell’intervista dell’amministratore unico della Policentro Daunia il quale in sostanza dichiarava come nella Sicilia occidentale mancasse un polo turistico congressuale e per tale ragioni la sua società  avrebbe realizzato, oltre che strutture ricettive, anche un centro Congressi. Ora noi abbiamo sempre sostenuto come la Policentro, che per noi  non rappresenta  lo sviluppo dell’economia della città  quanto piuttosto un ulteriore depauperamento delle poche e residue  risorse economiche che ancora circolano, continua a far uso di specchietti per i gonzi con l’aggravante di creare aspettative ed illusioni in una popolazione falcidiata da una nuova ondata di emigrazione e dalla diffusissima disoccupazione. Infatti è a tutti noto come  nel nostro territorio, a pochi chilometri dalla nostra città  e dalle città viciniori esiste ormai da circa 40 anni una struttura turistico-alberghiera di oltre duemila posti letto, Città del Mare, che è notoriamente in Italia anche un importante Centro per il turismo Congressuale. E per tali ragioni anche gli studenti del primo anno di Economia e commercio comprendono come nello stesso territorio non possano coesistere economicamente due strutture analoghe di queste dimensioni.

Egr. Direttore, Lei si è sempre chiesto, come ce lo chiediamo noi, il perché della diversità abissale che esiste tra la nostra e la città di Alcamo. Noi una riposta ce la siamo data da tempo: perché nella vicina Alcamo la classe politica ha resistito alla tentazione di  svendere il proprio  territorio ai Dell’Utri e agli Iemi  per cui aree destinate dal piano regolatore di quella città a impianti produttivi sono stati rigorosamente assegnate agli imprenditori artigianali ed industriali e già esaurite per la notevole richiesta, creando in tal maniera sviluppo solido, duraturo, concreto. E creando, soprattutto, nuova e seria occupazione. Grazie dell’ospitalità.