Palermo 4 gennaio – Le dodici pagine ben dettagliate pubblicate da “la Repubblica” su i retroscena della cattura di Totò Riina sembrano essere scritte da un uomo dell’arma dei carabinieri che partecipò in prima persona alla cattura del boss di cosa nostra. Ne esce fuori un’altra storia che racconta, a differenza della versione ufficiale, che l’archivio del capomafia di Corleone fu immediatamente requisito e trasferito in una caserma dei carabinieri. Nel racconto dell’anonimo, ricco di particolari sugli uomini che parteciparono all’operazione che portò alla cattura di Totò Riina, si parla anche dell’agenda rossa di Paolo Borsellino “È stata portata via da un carabiniere”, e dell’intensa attività di spionaggio di cui sono oggetto i magistrati impegnati nella ricerca della verità sulla trattativa tra stato e mafia, di cui da conferma Antonio Ingroia “negli ultimi tempi ho avuto la sensazione netta di essere controllato, proprio per le mie indagini”.
Rifondazione Comunista, parte civile nel processo sulla trattativa tra stato e mafia, manifesta tutto il proprio sostegno ad Ingroia ed ai magistrati impegnati in questa difficile inchiesta. La nostra Repubblica nata dalla Resistenza, si è poi sviluppata malamente impedendo la piena crescita del processo democratico, attraverso stragi di stato, servizi deviati ed insabbiamenti ci è stata negata la verità sulla nostra storia recente. Adesso, afferma Davide Ficarra Segretario Provinciale di Rifondazione Comunista, vanno impediti tutti i tentativi di oscurare la verità sulla trattativa tra stato e mafia. Le carte di Totò Riina, come l’Agenda rossa di Paolo Borsellino ed il memoriale di Aldo Moro non devono divenire leggendari Sacri Graal introvabili, ma occorre, sostiene l’esponente di Rifondazione Comunista ricostruire la nostra storia recente e fare luce sulle vicende torbide del nostro passato per liberare il nostro paese dalle grinfie di un potere malato e dalla menzogna.