Ordine del giorno approvato dal CPR del 20.06.2022

La pandemia, la guerra e l’inflazione, accompagnata dai bassi salari, si stanno ripercuotendo in modo drammatico sulle fasce popolari italiane e siciliane. Le politiche del Governo nazionale e regionale, ormai al servizio di CONFINDUSTRIA e dei ceti dominanti, lungi dal dare risposte efficaci ai bisogni concreti delle persone, sono sempre più subalterne alla rendita, alla speculazione economica e alla finanza, a scapito dei beni comuni e dei diritti dei lavoratori.


Più concretamente, la risposta delle classi dirigenti di centrodestra e centrosinistra, accomunate nella loro visione neoliberista, al carovita e ai problemi sociali consiste nell’affidarsi al mercato e quindi alle privatizzazioni, alle esternalizzazioni, alla concorrenza e alla precarietà del lavoro. I risultati di queste politiche, nazionali e regionali, sono quanto mai nefasti per le lavoratrici e per i lavoratori e, più complessivamente, per le fasce popolari sempre più precarie, povere e private dei più elementari servizi: dalla sanità, alla cura, dalla scuola, ai trasporti pubblici locali e regionali. La situazione è tanto più drammatica in quanto ricade in una realtà siciliana già in crisi e atomizzata, su cui il potere politico e sociale dominante impernia il proprio “consenso ricattatorio” generando ascarismo e subalternità.


Del resto, anche la destinazione dei fondi del PNRR favorisce, anche qui in Sicilia, più le grandi imprese e un’economia di guerra che uno sviluppo equilibrato e rivolto all’occupazione mantenendo immutati, se non aumentandoli, lo sfruttamento e il precariato.
Emblematiche sono le scelte del governo nazionale di stornare miliardi di euro verso le spese per armamenti o quelle di destinare cospicui fondi della digitalizzazione a favore di sistemi di cyber security e a scopo militare e tutt’altro che casuale appare il silenzio assordante del Governo regionale sia sulla guerra, sia sul ruolo riservato alla Sicilia quale Hub logistico-militare.


A ciò si aggiunga che la giunta siciliana, nel solco dell’ideologia liberista, da una parte ha continuato, come i governi precedenti, a tagliare e a privatizzare i servizi pubblici e, dall’altra, a non affrontare i problemi strutturali dell’Isola o a proporre soluzioni obsolete e antistoriche.
In questo contesto, la crisi pandemica e la guerra hanno fatto emergere vecchie e nuove criticità: dallo smantellamento della sanità pubblica e dei presidi medici sui territori, all’emergenza rifiuti (sempre incombente) che ha evidenziato la mancanza di un Piano regionale dei rifiuti e l’obsoleta soluzione degli inceneritori come alternativa alle discariche; dallo scandalo dell’Azienda siciliana dei trasporti pervasa da corruzione e da un uso clientelare delle risorse pubbliche, alla mancanza di un piano regionale dei trasporti che ha lasciato ampie parti della Sicilia fuori dalle principali vie stradali e ferroviarie, alle città ormai invivibili, allo sperpero di risorse pubbliche in grandi e inutili grandi opere; dall’assenza di una programmazione energetica e di un piano per l’affrancamento energetico che sempre di più penalizzerà cittadini e imprese oltre a lasciarli in balia dei mercati internazionali e dei costi sempre più elevati. Infine, l’incapacità di riorganizzare e rendere efficiente la macchina amministrativa regionale depotenzia ogni iniziativa e priva della possibilità di sviluppare politiche regionali efficaci.


Appare evidente l’assoluta, determinata volontà del governo in carica e della sua maggioranza parlamentare all’A.R.S, con l’acquiescenza della cosiddetta opposizione assembleare di non pensare, programmare e realizzare, secondo lo spirito statutario e quindi costituzionale, proprie politiche vocate ai bisogni sociali dei siciliani e delle siciliane. In questo quadro le prossime elezioni regionali siciliane calendarizzate del mese di novembre rappresentano un passaggio politico fondamentale per far crescere nella società siciliana una visione differente e per la costruzione, a partire dai Territori isolani, di un’alternativa politica e sociale ai cosiddetti “poli” esistenti. Un percorso condiviso e aperto che, inevitabilmente, sarà il precursore del processo di costruzione dell’alternativa a livello nazionale.

Pertanto, anche dopo la positiva assemblea del 5 giugno che ha visto la partecipazione di numerose associazioni, forze sociali e politiche, il CPR del Partito siciliano si impegna a proseguire nel processo di costruzione di una lista e di un programma alternativo, al Centrodestra e al Centrosinistra, per il Governo della Sicilia e in difesa delle masse popolari isolane incentrato sulla sostenibilità ambientale e sulla creazione di nuovi e buoni posti di lavoro, sulla tutela del territorio da speculazioni, servitù militari e dallo sfruttamento indiscriminato, sulla valorizzazione del pubblico e la costruzione di piccole e funzionali opere a basso impatto paesaggistico, sulla valorizzazione dell’agricoltura, della piccola pesca e degli investimenti per uno sviluppo sostenibile ed equilibrato, sulla mobilità collettiva e a basso inquinamento, su innovativi e percorsi di scolarizzazione diffusa e di valorizzazione delle intelligenze siciliane, a partire dalle giovani generazioni.


Un percorso, politico, sociale e culturale che non solo coinvolga e mobiliti tutti i movimenti, i comitati, le forze associative, sociali e politiche che hanno già aderito all’Appello di convocazione dell’assemblea catanese dello scorso 5 giugno ma che guardi, a tutte quelle realtà, organizzate o meno, che ne condivideranno la collocazione politica e il programma del percorso intrapreso.


Lungi dal pensare che una donna o un uomo possano, da soli, imprimere la svolta necessaria alle politiche dell’Isola è tuttavia fondamentale che questo processo venga rappresentato e indirizzato da una figura competente, estranea alle logiche di potere e che rappresenti una sintesi dei valori e dei programmi che vogliamo prendano corpo durante la campagna elettorale e, in prospettiva, nel progetto politico che stiamo avviando.