L’Italia, 100 anni dopo la guerra di Libia e la sua occupazione, si trova ancora in guerra con quello stato. Nel 1911 il pretesto era “liberare” la Libia dall’Impero Ottomano, nel 2011 “liberare” la Libia dal Colonnello Gheddafi.
Soltanto chi ha reali interessi economici sulla Libia non riconosce, come in passato, che sono questi a far destare tanto interesse sulla sua situazione interna.
Gli interventisti del 1911 tentavano di trovare nella Libia terre da coltivare e risorse minerarie da sfruttare, per l’Europa di oggi, e soprattutto l’Italia, il petrolio rappresenta la vera causa di iniziative belliche (petrolio garantito fino a ieri dal Colonnello all’ENI per un totale del 25% del fabbisogno italiano).
È bastata l’intimidazione di Gheddafi a vendere il petrolio alla Cina e all’India per far scattare l’intervento militare, scaturito in seguito a settimane di temporeggiamento e senza prendere in considerazione la mediazione pacifica proposta dal presidente venezuelano Hugo Chàvez ed accettata da Koussa (ministro degli esteri libico).
E’ chiaro come le vite di donne e uomini libici e di donne e uomini italiani passino assolutamente in secondo piano rispetto ai suddetti interessi.
Per questo, il Partito della Rifondazione Comunista e i/le Giovani Comunisti/e di Messina si opporranno in modo fermo e deciso a nuove guerre che hanno come unico scopo, se pur mascherato, una nuova colonizzazione.
Le basi NATO italiane e, in primis, quelle siciliane di Birgi e Sigonella avranno un ruolo di grande rilievo nell’offensiva.
Chiediamo a tutte le forze politiche, sindacali e sociali, democratiche e antimilitariste contrarie ad ogni forma di intervento militare in Libia di aderire al presidio regionale che si terrà Giovedì 24 Marzo alle ore 15.30, davanti alla base Nato di Birgi (Trapani).
Né con Gheddafi, né con le bombe umanitarie, per l’autodeterminazione dei popoli!
Ketty Bertuccelli, responsabile provinciale informazione Partito della Rifondazione Comunista
Pasquale Rosania, coordinatore provinciale Giovani Comunisti/e