Il test elettorale amministrativo in Sicilia è stato ristretto nei numeri e disomogeneo territorialmente, eppure esso offre alcune indicazioni su processi che solcano la società e le istituzioni.
Il punto centrale è la crisi profonda della democrazia in Sicilia: se le vicende regionali ci parlano del tentativo di ristrutturare i livelli alti del sistema di potere, se le indagini squadernano di fronte a noi la rinnovata connessione politica-mafia e il sovversivismo delle classi dirigenti, queste elezioni con il loro pulviscolo fantasmagorico di liste e patti trasversali (quasi dovunque pezzi di centrosinistra e centrodestra si mischiano nei modi spesso più bizzarri) e con la sempre minore partecipazione al voto, ci indicano la crisi di senso della rappresentanza, la sua consegna a gruppi d’interessi particolaristici, come altra faccia dei processi di frantumazione e passivizzazione sociale.
Il Pd in particolare è investito da questi processi, si divide ovunque spesso su linee incomprensibili, e anche dove regge lo fanno in virtù di potentati locali, paradossalmente ingrassati dalla concorrenza interna.
A questa situazione non vi sono risposte facili e demagogiche, lo dimostrano i risultati deludenti di Italia dei Valori, che paga anche una scelta di rifiuto generalizzato a comporre liste comuni con altre forze di opposizione, a fronte della soglia assassina (il 5%) imposta dalla legge regionale per accedere ai consigli.
La federazione della sinistra ha lavorato, tra molte difficoltà, a tessere relazioni ed anche alleanze elettorali tra tutte le forze che rifiutano un trasversalismo perverso e si pongono nettamente all’opposizione di un governo regionale che ne è la massima espressione. Contemporaneamente abbiamo fatto di quest’appuntamento elettorale un pezzo del percorso di costruzione della federazione e di reinsediamento di forme strutturate di presenza. E’ una strada lunga e difficile ma è la strada giusta. In alcuni dei centri maggiori abbiamo aperto spazi politici interessanti e costruito relazioni importanti, pur in quadro che conferma una debolezza grave. Nei comuni più piccoli invece registriamo passi più rapidi nel reinsediamento, conquistiamo consensi ed eletti, da Serradifalco (Cl) a Naso (Me) ad Agira (En).
Non c’è dubbio, comunque, che un’accelerazione s’impone. Nuove e più significative prove sono sicuramente vicinissime sul terreno sociale (decine di migliaia di posti a rischio in ogni settore) e forse anche su quello istituzionale, a partire della crisi dell’assemblea regionale.
Luca Cangemi, Segretario regionale PRC Sicilia