Il doloroso processo di smantellamento del Reddito di Cittadinanza, una riforma di civiltà contro lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori, e la sconsiderata mancata proroga del contratto dei navigator, produrrà il licenziamento di massa di 2.400 persone altamente qualificate già in dote alla pubblica amministrazione che piuttosto andrebbero ricollocate all’interno di un settore colpito da cattive politiche per oltre due decenni. Le 150.000 assunzioni annunciate dal ministro Brunetta ad esempio coprono a malapena il turnover bloccato dallo stesso Brunetta durante il governo Berlusconi, e sono molto lontane da quanto è necessario per ridare vita a una pubblica amministrazione colpita dalla tagliola neoliberista. Rifondazione Comunista da mesi sostiene che il vero Recovery Plan dovrebbe avere come priorità assoluta il rilancio del pubblico, un settore che necessita di almeno un milione di nuovi dipendenti.

La manovra di bilancio 2022 mette in conto un drastico aumento delle richieste di Reddito di Cittadinanza, con quale razio dunque si affronterebbe una simile impennata nelle richieste data la contemporanea assenza di operatori formati e abilitati alla risoluzione delle procedure di accesso a questa misura di aiuto per i più deboli? Un simile scenario impone il rafforzamento dei centri dell’impiego, attualmente in deficit di organico, senza sottacere dell’inasprimento dei vincoli e dei controlli sui percettori del Reddito di Cittadinanza, una stretta che avrà come principale conseguenza una sovrabbondanza di carico di lavoro burocratico che rallenterà le funzioni degli uffici competenti finalizzate all’accompagnamento al lavoro.

Negli ultimi giorni è pervenuta una presa di posizione unanime da parte degli assessori regionali al lavoro delle Regioni italiane, tra cui l’assessore siciliano al ramo Antonio Scavone, che in una nota congiunta hanno voluto esprimere la propria contrarietà al Reddito di Cittadinanza, posizioni espresse in evidente contrasto classista a sfavore dei più deboli e dei bisognosi. L’assessore Scavone sostiene che l’architettura complessa, la numerosità degli attori coinvolti, le responsabilità diffuse e sovrapposte ci hanno fatto assistere alla cronaca di un fallimento annunciato, fino alle ultime notizie di veri e propri illeciti. Tuttavia ci chiediamo dov’è l’assessore Scavone quando un’azienda viene beccata a frodare il fisco, a colludersi con la Mafia, quando si sfruttano i lavoratori.

Secondo gli assessori, e quindi secondo lo stesso Scavone, è indubbio che l’impianto originario andasse rivisto, come si appresta a fare il Governo. Tuttavia gli assessori, e quindi anche Scavone, ignorano la gravità delle posizioni sostenute contro una misura che fornisce ossigeno a cittadine e cittadini abbandonati, una misura che piuttosto dovrebbe essere ampliata, con controlli precisi e maggiore trasparenza, per favorire la percezione del Reddito di Cittadinanza a chi gli spetta per diritto, e non ai pochi furbetti che se ne approfittano. Invece il governo, sostenuto dagli assessori regionali al ramo, riduce il servizio pubblico e trasferisce le funzioni alle agenzie del lavoro insistendo sulla strada della privatizzazione del collocamento come richiesto da Confindustria, la stessa Confindustria che chiede che sia abolito completamente il Reddito di Cittadinanza per rastrellare anche quelle risorse e destinarle alle imprese.

Draghi prosegue lo smantellamento del pubblico mentre nello stesso Pnrr si ammette la mancanza di almeno un milione di dipendenti. Non si assumono i/le dipendenti necessari nella scuola e nella sanità; non si provvede a potenziare gli organici dei comuni, che hanno perso 130 mila dipendenti negli ultimi 20 anni e ora li si accusa di non avere le competenze per progettare e realizzare le opere del Pnrr o per gestire i servizi che col decreto sulla concorrenza vengono privatizzati. Per questo occorre ribadire l’impegno per il pubblico e il sostegno al Reddito di Cittadinanza.
 
Mimmo Cosentino, Segretario Prc Sicilia