Ricominciare dall’opposizione. E’ il punto di partenza per la costruzione di un percorso che pone al centro i diritti sociali e il problema del lavoro minacciati dalle politiche del governo. Se ne è parlato a Catania in occasione di un incontro promosso dal Partito della Rifondazione Comunista etneo al quale ha partecipato anche il neosegretario nazionale Paolo Ferrero.
«Quello di oggi- ha detto Gigi Cascone responsabile organizzazione Prc – è l’inizio di un percorso di opposizione alla trasformazione politica e culturale che le destre stanno mettendo in atto e che fa parte della cultura politica del nostro partito». Protagonisti i temi caldi dell’attuale agenda setting del governo. Scuola, precariato, immigrazione e diritti sociali che a Catania emergono sotto lo spettro della crisi economica del Comune. «L’ex sindaco Umberto Scapagnini-dice Pierpaolo Montalto segretario Prc Catania- ha truffato la città, che continua ancora oggi con il finanziamento di 140 milioni di euro da parte del governo per evitare il dissesto, e che erano destinati alle infrastrutture». Elementi determinanti per rendere civile una città che vive anche un forte disagio sociale e l’ assenza di diritti. «Io sono lesbica-dice Sara Crescimone dell’Open Mind- e credo che quello a cui assistiamo è la mancanza di ascolto nei confronti delle esigenze che vivono le minoranze». In primo piano anche il dibattito sulla scuola e contro le riforme della ministra Gelmini. «I tagli nei confronti della scuola- sostiene Bruno Barbarossa insegnante precario- al Sud aggravano ancora di più l’attuale condizione di disoccupazione e le sacche di precariato. Molti alunni che hanno necessità di un sostegno, ad esempio, saranno penalizzati». Un dato che in Sicilia ha risvolti drammatici. Sono più di mille, infatti, le cattedre di sostegno perdute a causa dei tagli del governo. Per questa ragione i professori si sono costituiti in un comitato spontaneo che a breve scenderà in piazza e continuerà attraverso una serie di iniziative atte a difendere la scuola pubblica dall’attacco liberista. Un processo difficile per una Catania che vive la sua fase medievale e che mortifica qualsiasi forma di partecipazione collettiva. «Il movimento studentesco è in crisi- afferma Lorenzo Mannino del Collettivo Spedalieri- creando disinteresse e ignoranza, un terreno che permette il proliferare delle destre». Un clima di arroganza e paura che in gran parte della città sta cristallizzando la cultura della sopraffazione. «Il buco di bilancio del comune di Catania- racconta Piero Mancuso del Centro Iqbal Masih che ha sede a Librino- non è solo il segno evidente di una cattiva amministrazione ma la simbolo della supremazia dell’arroganza. Attraverso il rugby i giovani di Librino stanno imparando anche la cooperazione e il rispetto degli altri». Al centro del dibattito anche il problema del precariato. Per Alfio Caruso ricercatore dell’Istat c’è il rischio di una privatizzazione dell’Ente e la possibile perdita del posto di lavoro proprio per 317 giovani, ironia della sorte, impegnati nel rilevare i tassi di occupazione. “C’è un altro grave rischio- dice- che la privatizzazione comporterà la faziosità del dato”. Un elemento che il ministro Brunetta camuffa sotto il cappello del risparmio e che in realtà “costerà 17 milioni, mentre attualmente il costo è di 11, con il capitale iniziale dell’Istat”. Catania come specchio di un intero paese. «C’è un’opposizione- esordisce Paolo Ferrero- non organica e urlata di antiberlusconismo confindustriale. A questa va aggiunta quella dialogante di Veltroni e convergente di Di Pietro. Dobbiamo rilanciare l’idea di una opposizione di sinistra che sia contro il governo, Confindustria e le politiche del Vaticano. Opposizione di sinistra vuole dire costruire la sfera dei bisogni sociali, e questo è possibile solo se il Prc si pone in una prospettiva unitaria. La riduzione dei CCNL, renderli ininfluenti, come stanno cercando di fare significa ridurre l’attivismo sindacale. Il federalismo fiscale significa che le Regioni diventeranno i titolari delle proprie ricchezze, il fondo di perequazione previsto non sarà uno strumento collante di tutte le regioni ma porterà al collasso di quelle che hanno più difficoltà. Questo vuol dire distruggere il sindacato e l’Italia. Perché il Sindacato ha riunito il paese grazie ai diritti. La distruzione della scuola-continua Ferrero- è l’esempio più evidente». Per il segretario di rifondazione la scuola rappresenta anche un importante momento di socializzazione. «Distruggere la scuola pubblica- continua- vuole dire rompere una società. Significa incrementare il razzismo, la paura e l’insicurezza. In breve legittimare il capro espiatorio. Dobbiamo costruire un percorso che permetta di realizzare un’opposizione forte, insieme alla Cgil e a tutti quelli che hanno un’idea di ricostruzione di un movimento operaio con una pluralità di idee, una comunità senza settarismo».
Laura Galesi
Catania