Il Manifesto, 19 Dicembre 2009
«Sono contento che dagli insulti si sia passati all’idea che con la Federazione della sinistra si possa discutere e confrontarsi». Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione e portavoce a tempo (fino a marzo) della federazione tra Prc, Pdci e associazioni, ha letto con piacere l’intervista su Gli Altri con cui il governatore pugliese apre al dialogo con i compagni di un tempo. «Avevamo già proposto a tutte le forze della sinistra di alternativa – da Ferrando a Cannavò a Vendola – di provare a mettere insieme le forze per evitare di disperedere voti alle regionali», ricorda Ferrero. «Le scissioni hanno proposto solo disastri – insiste – a anche se secondo noi il modello della Federazione è il più ragionevole per rafforzare la sinistra, c’è bisogno di un fronte più ampio possibile per contrastare lo spostamento moderato del Pd e dei centristi».
La tua proposta è solo un cartello elettorale o c’è qualcosa in più?
Non è solo un problema di rapporto tra partiti. Noi pensiamo che dobbiamo trovare un accordo per rafforzare quei contenuti su cui a sinistra siamo tutti d’accordo: la sanità e la scuola pubbliche, il no alla tav, il no al nucleare e il sì alle energie alternative. Cioè su tutte le cose su cui le regioni hanno potere. Gli enti locali sono fondamentali anche perché possono riorientare le scelte contro la crisi economica con interventi opposti a quelli del governo.
Ne va anche della vostra sopravvivenza.
Dobbiamo opporci unitariamente ai tentativi di emarginazione che arrivano da questa offensiva moderata. Per questo nononostante Nichi ci abbia escluso dalla giunta, come Rifondazione abbiamo immediatamente appoggiato la sua ricandidatura in Puglia. Perché l’operazione contro di lui è stata vergognosa. Allo stesso modo, respingiamo i tentativi di Penati in Lombardia di lasciare le falci e martello fuori dalla coalizione o le offensive dell’Udc in Piemonte per privatizzare la sanità. Che ha gestito per cinque anni senza nessuno scandalo proprio un assessore di Rifondazione. Una politica che ha aumentato la quota pubblica nella cura e l’assistenza. Quindi se c’è unità di contenuti e più forza contro le spinte centriste all’emarginazione possiamo recuperare pienamente l’autonomia dal Pd.
Sei appena stato eletto portavoce della neonata Federazione della sinistra. A che punto siete?
Abbiamo costituito un consiglio nazionale in cui ci sono i rappresentanti delle quattro forze promotrici ma anche rappresentanti di associazioni e movimenti diversi. In concreto, proponiamo a tutta l’opposizione una grande campagna referendaria che abbia al centro l’acqua pubblica e il no al nuclare ma soprattutto l’abolizione della legge 30 contro la precarietà. Perché pensiamo che dentro questa crisi c’è chi taglia posti di lavoro e vuole precarizzare ancora di più . Se vogliamo ricostruire una produzione che abbia al centro li lavoro e non la sua trasformazione in una merce a basso costo è necessario contrastare la legge 30 e generalizzare a chiunque perda il lavoro quegli ammortizzatori sociali che oggi vanno solo a 1 licenziato su cinque.
Chi volete coinvolgere contro la precarietà?
Lo chiediamo a tutti queffi che erano in piazza il 5 dicembre dal «popolo viola» al Pd alla sinistra al Verdi a Di Pietro. La campagna contro la precarietà secondo noi è uno sviluppo del «No-B day». Perché quelia è stata la manifestazione di una generazione giovane e precaria che reso quel corteo diverso da una sifiata di ceti medi riflessivi come nei «girotondi» di Moretti. Per noi il «no al berlusconismo» sul piano della democrazia si accompagna alla lotta per migliorare le proprie condizioni di vita.
A proposito dl lavoro. Tra poco c’è Il congresso della Cgll. Qual è la posizione della Federazione?
Ora parlo come segretario di Rifondazione ma penso che valga anche per gli altri. Riteniamo che l’attuale pratica della Cgil non sia sufficiente per reggere il livello dello scontro che hanno aperto li governo e la Confindustria. Per noi serve discontinuità e un salto di qualità che metta al centro vertenzialità a tutti i livelli contro la crisi. Per costruire un vero movimento di massa in cui lo sciopero generale è un punto ma non è l’unico. Altrimenti c’è il rischio che le posizioni giuste della Cgil, che non ha accettato i ricatti del governo, non abbiano ll supporto necessario. Pensiamo anche che, per questo, vada ricostruito un rapporto tra la Cgll e li sindacalismo di base. Sul congresso comunque non appoggiamo nessuna mozione perché l’autonomia del sindacato vale nei due sensi. Diciamo le cose che pensiamo senza entrare nel voto degli iscritti. Il Prc per esempio appoggia la Fiom sulla democrazia sindacale perché condivide quella battaglia. Per capirci, questa Rifondazione non è quella che fece l’area dei comunisti dentro la Cgil.