È diventato l’argomento preferito di tutti i giovani palermitani, la sera, ovunque si vada a bere una birra o ad ascoltare musica, non si parla di altro, ormai ha il monopolio! La crisi globale? Il fiscal compact? L’articolo 18? No, si parla solo della cosiddetta “ordinanza movida”. Visto che proprio noi nel 2008 organizzammo a Palermo l’unica festa di capodanno in piazza, “poveri si, ma col sorriso”, contro il falso moralismo natalizio di Cammarata, ora ci tocca parlare proprio del “sorriso” dei palermitani.
Per affrontare la questione occorre in primis azzerare il contatore degli insulti nei confronti dell’Assessore Giusto Catania che si sta occupando della questione (che strano, dirà qualcuno, cosa c’entra l’assessore alla partecipazione con la movida?). Chi parla di ordinanza si trova assolutamente in difetto, infatti, non esiste e non esisterà nessuna “ordinanza movida”. La terminologia è importante, c’è una grossa differenza tra ordinanza (atto monocratico emanato da soggetto avente diritto: sindaco, vicesindaco o assessore munito di delega), e regolamento che necessita della discussione e del voto del Consiglio Comunale. Il Comune di Palermo, a differenza di tanti altri comuni italiani, ha deciso di avviare un percorso di partecipazione coinvolgendo i residenti, i gestori dei locali e i loro frequentatori,che ha come obbiettivo la stesura di un regolamento sulla vita notturna.
La partecipazione e la socializzazione delle scelte, è, e dovrà continuare ad essere, il comune denominatore della giunta Orlando. Favorire la partecipazione però significa doversi confrontare con ogni tipo di proposta proveniente dai cittadini, da quelle più improbabili a quelle più utili e lungimiranti. Le notizie divulgate finora da alcuni organi di informazione spacciate come il contenuto dell’ inesistente “ordinanza movida” non sono altro che alcune delle richieste avanzate, principalmente dai residenti del centro storico, al comune di Palermo, come tali vanno considerate.
Entrando nel merito della questione, credo che sia essenziale analizzare il problema in tutta la sua complessità, tenendo in considerazione tutti i soggetti in campo portatori di interessi, siano essi economici, personali o collettivi. Bisogna essere in grado di fornire risposte ai giovani che necessitano di spazi di svago e aggregazione, ai residenti che rivendicano il diritto alla quiete e ai gestori dei locali che affrontano la crisi economica. All’interno di queste categorie molto ampie esistono problematiche specifiche che devono essere assolutamente trattate. Si pensi a tutti quei ragazzi e a quelle ragazze che, sfruttati e sottopagati, lavorano in nero nei locali del centro oppure a quelle zone franche del centro storico, interamente controllate dalla mafia, dove migliaia persone, più o meno consapevoli, passano intere nottate o ai trasporti pubblici notturni, al momento inesistenti
Tutti questi temi esigono delle risposte concrete, eque e non semplicistiche, fondate sul rispetto di tutta la comunità cittadina e dei suoi luoghi. A poco servirebbero dei divieti di stampo proibizionista e securitario, bisogna trovare soluzioni condivise ed efficaci capaci di garantire le libertà di ognuno
Ritengo che la strada della partecipazione, indicata dall’assessore Catania, sia la più appropriata in vista del raggiungimento degli obiettivi prefissati, per questo come Giovani Comunisti elaboreremo delle proposte da presentare ai prossimi incontri che promuoverà l’amministrazione.
Paolo Toro, Giovani Comunisti