Di Antonio Mazzeo
Una grande esercitazione Nato che coinvolge anche il Sud Italia. Dalla Sicilia con furore, per tutto il Mediterraneo scorrazzeranno velivoli e navi da guerra. Vi presentiamo il Trident Juncture 2015.
La più grande esercitazione NATO dalla fine della Guerra fredda ad oggi. Così è stata definita dal Comando generale dell’Alleanza Atlantica Trident Juncture 2015, la complessa serie di operazioni aeree, navali e terrestri che per buona parte dell’autunno investiranno un’area geografica imponente, compresa tra il nord America, l’Oceano Atlantico, il Mediterraneo e i poligoni di guerra di Spagna, Portogallo, Italia, Belgio, Germania, Olanda e Norvegia. Sotto la supervisione del Comando generale alleato (Joint Task Force – JFC) di Brunssum (Olanda), Trident Juncture vede la partecipazione di 36.000 militari (3.000 dei quali giunti in Europa direttamente dagli Stati Uniti), 200 tra cacciabombardieri, aerei-spia e grandi velivoli cargo e una sessantina di unità navali di superficie e sottomarini. Trentatre le nazioni presenti (i 28 membri NATO più 5 partner internazionali) e, in qualità di osservatori, dodici tra le maggiori organizzazioni internazionali (l’Unione europea e l’Unione africana), agenzie di cooperazione (USAID, ecc.) e Ong. Ospiti d’eccezione della megaesercitazione i manager delle industrie militari di 15 Paesi “per consentire una conoscenza più amplia e più profonda tra il settore produttivo e il regime addestrativo dell’Alleanza”, come dichiarato dal Comando NATO di Bruxelles.
“Trident Juncture è finalizzata all’addestramento e alla verifica delle capacità dei suoi assetti aerei, terrestri, navali e delle forze speciali, nell’ambito di una forza ad elevata prontezza d’impiego e tecnologicamente avanzata, da utilizzare rapidamente ovunque sia necessario”, spiegano i vertici militari. “L’esercitazione simula uno scenario adattato alle nuove minacce, come la cyberwar e la guerra asimmetrica e rappresenta, inoltre, per gli alleati ed i partner, l’occasione per migliorare l’interoperabilità della NATO in un ambiente complesso ad alta conflittualità”.
La prima fase di Trident Juncture ha preso il via il 26 settembre con l’allestimento nello scalo aereo spagnolo di Zaragoza di un grande polo logistico dove sono stati stipati 400 container zeppi di sistemi d’arma, munizioni e viveri per le truppe NATO. Dal 3 al 16 ottobre sono previsti numerosi incontri di pianificazione dei principali Comandi alleati esistenti nella penisola iberica, in Italia e nord Europa, mentre le esercitazioni a fuoco vere e proprie si svolgeranno dal 21 ottobre al 6 novembre, principalmente nello spazio aereo e terrestre di Italia, Spagna e Portogallo e nelle acque del Mediterraneo centrale. Giornata clou il 4 novembre, quando il Comando delle forze terrestri statunitensi per lo scacchiere europeo (US Army Europe) dirigerà gli assalti di centinaia di paracadutisti della 173^ Brigata aviotrasportata di stanza a Vicenza, mezzi pesanti e carri armati, mentre i marines del 4th Light Armored Reconnaissance Battalion di Camp Pendleton, California, a bordo delle unità da sbarco salpate dalla base di Rota, Spagna, simuleranno un’operazione di pronto intervento anti-terrorismo a 300 miglia di distanza.
Una ventina circa le basi e le infrastrutture europee investite dai war games NATO: tre in Portogallo (Santa Margarida, Beja e Pinheiro da Cruz); i quartier generali alleati di Mons (Belgio) e Brunssum; Stoccarda (Germania); Stavanger (Norvegia) e ben nove in Spagna (oltre Zaragoza e Rota, Albacete, Chinchilla, San Gregorio, Sierra del Retìn, Son San Joan, Sotomayor e Torrejon). Decisivo il ruolo di alcune tra le maggiori installazioni militari italiane. Il centro nodale delle operazioni aeree di Trident Juncture 2015 è affidato allo scalo siciliano di Trapani-Birgi. “L’esercitazione internazionale, inizialmente pianificata sull’aeroporto sardo di Decimomannu, porterà a Trapani oltre 80 velivoli e circa 5.000 militari di varie nazionalità”, ha spiegato lo Stato maggiore dell’Aeronautica militare. “In relazione allo svolgimento di Trident Juncture, la scelta della base di Trapani, unitamente ad altre aree operative nazionali utilizzate dalle altre componenti, è stata presa in considerazione per motivi eminentemente logistici, operativi e di distanze percorribili per ottimizzare le risorse a disposizione e per la pregressa esperienza maturata nel corso di altre operazioni condotte sulla base”. Oltre a Trapani, gli assetti aerei NATO sono stati schierati a Pisa e nello stesso scalo di Decimomannu e, come riportato da un recente comunicato del Comando generale dell’Alleanza “in diverse altre installazioni italiane”. Determinante per il coordinamento di una parte delle esercitazioni il Joint Force Command di Napoli, il Comando congiunto delle forze alleate per il sud Europa trasferito a fine 2012 nel nuovo quartier generale di Lago Patria, mentre diverse esercitazioni di sbarco e tiro a fuoco sono previste nel grande poligono sardo di Capo Teulada. La direzione e il controllo delle attività dei cacciabombardieri NATO è stata affidata invece alla base dell’Aeronautica di Poggio Renatico (Ravenna), installazione che negli ultimi anni ha assunto un ruolo chiave nella gestione delle operazioni aeree e di controllo radar dell’Alleanza atlantica. Proprio a Poggio Renatico, a inizio estate, sono stati attivati il primo sito ACCS (Air Command and Control System) che fornisce alla NATO un sistema di comando e controllo unificato per la pianificazione e l’esecuzione di tutte le operazioni aeree e l’EPRC (European Personnel Recovery Center), un polo d’eccellenza per il rifornimento in volo, gli interventi delle forze speciali, la difesa aerea e la ricerca e il soccorso nelle aree di combattimento del personale militare e civile, cofinanziato da Italia, Belgio, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi e Regno Unito.
Grazie a Trident Juncture 2015, la NATO potrà sperimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da corpo d’élite della propria Forza di pronto intervento (NATO Response Force – NRF), la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), opportunamente denominata Spearhead (punta di lancia). La VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate fornite a rotazione e su base annuale da alcuni paesi dell’Alleanza. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, afferma il Comando NATO. “In particolare, essa potrà essere di grande aiuto nel contrastare operazioni irregolari ibride come ad esempio lo schieramento di truppe senza le insegne nazionali o regolari e contro gruppi d’agitatori. Se saranno individuati infiltrati o pericoli di attacchi terroristici, la VJTC potrà essere inviata in un paese per operare a fianco della polizia nazionale e delle autorità di frontiera per bloccare le attività prima che si sviluppi una crisi”.
In vista della creazione della nuova task force, la NATO ha riorganizzato quartier generali e comandi operativi: la Forza di pronto intervento NRF, nello specifico, è stata posta gerarchicamente sotto il controllo del Joint Force Command di Brunssum e del Comando congiunto per il Sud Europa di Napoli – Lago Patria. Proprio l’edizione 2015 di Trident Juncture consentirà di certificare la piena funzionalità dei centri di comando e controllo e le capacità di risposta della NATO Response Force. Attualmente la NRF dispone di una brigata multinazionale con 30.000 militari, supportata da altre due brigate pre-designate all’impiego, due gruppi navali (lo Standing Nato Maritime Group SNMG e lo Standing Nato Mine Countermeasures Group SNMCG), una componente aerea e un’unità CBRN (Chemical, Biological, Radiological, Nuclear). I documenti alleati prevedono a breve un ulteriore rafforzamento della NRF con una brigata da combattimento di 2.500-3.000 uomini (con tre battaglioni di fanteria leggera, motorizzata o aeromobile, più alcuni battaglioni pesanti dotati di artiglieria, del genio, per la “difesa” nucleare, batteriologica e chimica); un gruppo aereo composto da una quarantina tra velivoli da combattimento, di trasporto ed elicotteri “in grado di realizzare sino a 200 sortite al giorno”; una task force navale formata da un gruppo guidato da una portaerei, un gruppo anfibio e un gruppo d’azione di superficie, per un totale di 10–12 navi. Allo smisurato potere offensivo della NATO Response Force contribuirà sin dal prossimo anno il sofisticato sistema di telerilevamento ed intelligence AGS (Alliance Ground Surveillance) che sarà attivato nella base siciliana di Sigonella con l’acquisizione di alcuni velivoli senza pilota Global Hawk di ultima generazione.
Articolo pubblicato in Mosaico di pace, n. 10,