di Daniela Preziosi
Il Manifesto del 08/10/2008
Sinistre e Di Pietro lanciano la raccolta delle firme contro il lodo Alfano. L’ex pm a Piazza Navona. Corteo per Ferrero: è finita la ritirata
La scelta di un’unica data per due piazze, quella dell’11 ottobre, è stata cercata, voluta come simbolica dell’unità dell’opposizione veradi derivazione unionesca e prodiana, quella che sta per andare al voto in Abruzzo. Invece no, la coincidenza è casuale, il prossimo sabato per la sinistra è obbligatorio, prima non si poteva perché Rifondazione viveva ancora in una fase post-congressuale post-comatosa e riorganizzativa; il sabato dopo, con l’approssimarsi al 25 ottobre, sarebbe stato un suicidio politico.
Sono unite, nella lotta, ma non vicine, le due piazze romane dalle quali partirà, questo sabato, la raccolta di firme per un referendum contro il lodo Alfano, «una legge incostituzionale, castale, e in difesa del privilegio di quattro persone». La raccolta è stata presentata ieri a Montecitorio da Antonio Di Pietro insieme a Paolo Ferrero, segretario Prc, a Carlo Leoni di Sd e a Manuela Palermi del Pdci. Assenti i verdi, ma aderiranno alla manifestazione delle sinistre alla cui partenza (piazza Esedra) e arrivo (Largo Bocca della Verità) saranno piazzati i banchetti della raccolta delle firme.
Il vero assente in realtà è il Pd, che di referendum non vuole sentire parlare. Perché ormai «i referendum li perde chi li organizza», ripete spesso Walter Veltroni, e perché «io non voglio indire consultazioni, le voglio vincere», spiega Rosy Bindi. In compenso c’è Arturo Parisi, «non a nome del partito» ma del suo comitato Democratici per la democrazia, che sfida i democratici sicuro che «questo referendum lo vinceremo». «E’ una battaglia così importante che va combattuta comunque», chiosa più realisticamente l’ex pm.
Di Pietro torna a Piazza Navona, luogo del delitto in cui si è consumato l’ultimo strappo con Veltroni. La piazza di Sabina Guzzanti, del sesso orale delle ministre e dei «diavoloni attivissimi» a spese delle terga del papa. La piazza di Beppe Grillo e del suo «Napolitano-Morfeo». Sotto il palco, quell’8 luglio, Antonio Di Pietro era fuori di sé dalla rabbia contro i due attori. Questa volta la situazione sarà tutta diversa, e ci saranno solo i banchetti per la raccolta delle firme. E in ogni caso sarà l’ex pm a tenere le fila dell’evento. Giovedì, intanto, verrà presentato al pubblico un folto gruppo di costituzionalisti e intellettuali che promuoveranno la raccolta di firme. Comunque, ieri, niente polemiche contro il Pd, con il quale l’Italia dei Valori scenderà in piazza il 25, ospite assai poco gradito. Causa, fra l’altro, le elezioni in Abruzzo: ieri Dario Franceschini ha sparato a zero sull’Idv per «la scelta di un candidato di bandiera alla regione» che «trasforma Di Pietro in un alleato di Berlusconi».
Ma se Di Pietro tende a sottolineare l’ispirazione unitaria del suo 11 ottobre, Paolo Ferrero si smarca. Anche per lui la piazza è un ritorno nel luogo del delitto, nel senso che l’ultima grande manifestazione della sinistra è stata quella del 21 ottobre 2007, che voleva ‘sostenere Prodi da sinistra’. Quel giorno Ferrero non sfilava perché ministro di un governo che non leggeva come amichevole tanto sventolio di bandiere rosse. Un’altra era politica. In mezzo il deserto della sconfitta elettorale e, per il Prc, un congresso traumatico e paralizzante. Ma ora, annuncia il segretario Prc , «la ritirata della sinistra è finita», comincia «l’opposizione vera al governo di Berlusconi e della Confindustria». Il segretario Prc, che pure a luglio era nella piazza Navona dipietrista, spiega che l’antiberlusconismo in sé non serve, che l’unica cosa che lo unisce a Di Pietro è la battaglia per «una legge uguale per tutti» ma sulle ricette politiche e sociali la differenza con l’ex alleato è profonda. «Questa grave crisi del capitalismo mondiale e nazionale apre grandi spazi all’opposizione. Si tratta di ripartire dai problemi della gente che non arriva a fine mese e rilanciare, contro le politiche neoliberiste del governo e in parte del Pd un nuovo ‘new deal’ che ridia slancio all’economia». La sua proposta è «diminuire le tasse sugli stipendi e sulle pensioni, bloccare i mutui sulla prima casa e di intervenire in generale per ridistribuire le risorse. Bisogna prendere i soldi ai banchieri e bisogna darli a quelli che hanno i conti correnti».
Ciò non toglie che una delegazione della sinistra andrà a fare visita a piazza Navona. Magari composta da quelli del Pdci che ancora sperano in un segno di unità con l’ex pm, almeno un collegamento in maxischermo. Ma niente da fare. Ferrero non ci pensa affatto, ha altre gatte da pelare: portare molta gente per evitare il contraccolpo politico di uno scarso battesimo della piazza da segretario. Non farsi attaccare dalla metà vendoliana del partito, contraria «una manifestazione identitaria». E, fra l’altro, non farsi oscurare mediaticamente dall’ex pm, uno che sa come attirare giornalisti e telecamere.