I molti testimoni presenti in piazza Stesicoro, nel centro di Catania, l’8 luglio 1960 (tra questi l’allora giovane dirigente del PCI, Nicola Musumarra, che ha pubblicato un volume in queste settimane) raccontano che l’uccisione di Salvatore Novembre, giovanissimo operaio edile, ebbe contorni di straordinaria ferocia.
Polizia e Carabinieri, attaccano la folla di lavoratori che dai quartieri popolari è arrivata nel centro della città in occasione dello sciopero della CGIL che segue la strage di Reggio Emilia.Altre ingenti forze circondano la Camera del Lavoro. Salvatore resta isolato, un carabiniere mira con cura e lo colpisce, alcuni poliziotti, lo afferrano per i piedi e le braccia (come mostra un’impressionante foto), lo depositano sul marciapiede e lo lasciano lì sanguinante. Solo dopo un’ora sarà permesso il trasporto in ospedale, dove giungerà morente.
La giornata si chiude con numerosi feriti, arresti e denunce. In quelle stesse ore a Palermo i morti sonoquattro. Il cinque luglio si era ucciso a Licata, in provincia di Agrigento.
Ai funerali di Salvatore Novembre l’11 luglio parteciparono decine di migliaia di persone. A rappresentare la direzione nazionale del PCI, Giorgio Napolitano.
La Sicilia dava così un grande contributo al movimento contro Tambroni, con lotte che saldavano in modo strettissimo questione democratica e questione sociale, con l’irruzione del movimento operaio nelle città siciliane in tumultuoso e disordinato sviluppo, sorprendendo gli stessi gruppi dirigenti della sinistra.
Con particolare accanimento si è cercato di disperdere la memoria, di quelle vicende, che per la Sicilia rappresentano una straordinaria risorsa democratica.
E questa battaglia non si è conclusa: lo dimostra il rifiuto del Sindaco di Catania, proveniente da AN, di consentire l’affissione di una lapide commemorativa sul luogo dell’uccisione di Salvatore.
Con quest’offesa il fascismo catanese, storicamente parte determinante delle classi dirigenti della città, rivendica le sue radici, i suoi intrecci con gli apparati dello stato, il suo ruolo di garanzia dei privilegi.
Catania e la Sicilia hanno, però anche un’altra storia, quella delle lotte delle classi subalterne ed è una storia che non si farà cancellare. Ci sarà comunque una lapide in Piazza Stesicoro e diventerà un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono battersi per la democrazia e i diritti del mondo del lavoro.
Luca Cangemi, Segretario Regionale Rifondazione Comunista