Il PRC aderisce e partecipa con i suoi militanti alla manifestazione del 14 maggio indetta dalla Rete NOPONTE, consapevole del punto di snodo a cui è arrivato l’iter della grande operazione speculativo-finanziaria promossa dal consorzio Eurolink, che ha come capofila l’Impregilo, la CMC di Ravenna, l’Anas, le ferrovie e numerose altre imprese più o meno grandi. Sono già stati sperperati in passato 400 milioni di Euro pubblici per progetti rimasti sulla carta.
Solo nell’ultimo anno sono stati spesi oltre 100 milioni di Euro, sempre pubblici, per trivellazioni e progetti. Ci si prepara a sperperarne più di un miliardo per discariche, espropri, movimento terra, ulteriori progetti per fantomatiche opere compensative, che, se realizzate, aggraverebbero il già precario equilibrio idrogeologico dei nostri territori.
A fronte di sei ridicoli stage formativi e di futuribili corsi di formazione per maestranze e di “impegni” ad “impegnarsi” per reperire risorse, l’università ha ceduto gratuitamente ad Eurolink l’incubatore di Papardo, destinato istituzionalmente al rilancio di piccole imprese giovanili; c’è, già in atto, il ridimensionamento drastico del comparto marittimo e ferroviario (è di pochi giorni fà la notizia del licenziamento degli ultimi 160 operai delle officine ferroviarie); c’è l’accordo, promosso dalla Provincia con i comuni di Venetico e Valdina per riversarvi spropositate quantità di inerti, sempre in cambio di futuribili risanamenti e di uno svincolo a Monforte già previsto e da mettere ora al servizio dei Tir della Stretto.
Il tutto con gli stessi fondi Fas promessi, palleggiati, rinviati, di fatto negati per la messa in sicurezza dei nostri territori franati, alluvionati, in città, in provincia, in Calabria.
Fondi quindi sicuramente stornabili con un atto di volontà politica che può e deve essere rivendicato e imposto con la lotta e l’impegno dei cittadini e delle forze politiche e sociali disponibili. Non servono a nulla, ora come in passato,gli appelli ai “berluscones” locali, che sono complici consapevoli, accontentandosi in cambio di miserevoli briciole, del mantenimento di un ruolo di gestori del potere locale residuo e della politica affaristico- emergenziale alla Bertolaso.
Serve mandarli a casa, serve autorganizzarsi e lottare per la valorizzazione a misura d’uomo delle nostre risorse ambientali e culturali, per un’occupazione stabile e dignitosa, per una politica di difesa del territorio e di chi ci vive degna di questo nome.
Rifondazione Comunista pertanto persegue in una lotta cominciata già nei primi anni 90 e mai interrotta, che l’ha sempre vista presente eprotagonista, nella quale ha incessantemente ribadito che il nostro non era un semplice NO alla grande opera ma vi erano al centro della nostra proposta tanti fortissimi SI, ribaditi innumerevli volte: SI alla manutenzione e allo sviluppo della rete viaria e ferroviaria che versa nella nostra provincia e in tutta la Sicilia in un pietoso stato di abbandono e arretratezza; SI al potenziamento dei traffici marittimi nello stretto e alla valorizzazione della vocazione marinara della città; SI al recupero del dissedto idrogeologico e a un piano paesaggistico che ponga fine al sacco delle colline; SI a un grande piano di protezione civile basato sulla prevenzione del rischio sismico relativamente al nostro patrimonio urbanistico, a cominciare dalle scuole e dagli edifici pubblici; SI alla difesa dei Beni Comuni e a un diverso modello di sviluppo che liberi la città dall’ipoteca del Ponte e costringa i suoi gruppi dirigenti a confrontarsi davvero sulla capacità di pensare un altro futuro possibile.
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Messina