di Francesco Maringiò, responsabile Dipartimento Solidarietà Internazionale – Area Esteri Prc
Tra il 30 agosto e il 9 settembre di quest’anno Cuba è stata colpita dall’azione combinata e devastante degli uragani Gustav ed Ike, che si configurano senza dubbio come i fenomeni meteorologici più devastanti nella storia dell’isola. Si stimano perdite per 5mila milioni di dollari. La ricostruzione sarà sicuramente lunga e richiederà l’aiuto e la solidarietà internazionale, visto che dovranno essere riparate e ricostruite migliaia di abitazioni distrutte.
Ma il danno maggiore è sicuramente causato da quello che Frei Betto ha definito il peggiore degli uragani possibili: il Blocco economico, commerciale e finanziario che colpisce l’isola da cinquant’anni. Un atto illegale e fuori dal Diritto Internazionale che ha, come unico intento, quello di sovvertire il governo rivoluzionario dell’isola.
E questo si inserisce in un più largo Programma anticubano che l’Usaid, l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Usa (usato per convogliare denaro ai piani di destabilizzazione di Cuba), sta portando avanti e che, nell’era Bush, ha avuto un aumento progressivo dei finanziamenti. Solo nel 2008 si prevedono stanziamenti per 45 milioni di dollari.
Nel corso degli anni, inoltre, i provvedimenti voluti dall’establishment statunitense sono diventati sempre più restrittivi, al punto che il blocco non colpisce solo Cuba, ma addirittura tutti quei Paesi che con essa commerciano, diventando oggetto di rappresaglia economica da parte del governo degli Stati Uniti. La follia e la mania persecutoria è arrivata al punto di colpire singoli cittadini che hanno acquistato sigari cubani in internet o associazioni benefiche che cercavano di trasportare a Cuba attrezzature mediche ed ospedaliere. Queste leggi colpiscono tutti gli aspetti del commercio e della finanza con una logica di extraterritorialità che non fa sconti neanche al settore alimentare, sanitario e culturale.
Questa pratica si fa gioco delle regole e delle istituzioni internazionali e si configura come un atto di genocidio in base alla Convenzione di Ginevra ed atto di guerra economica in base alla Conferenza Navale di Londra.
Oggi l’assemblea Generale delle Nazioni Unite è chiamata, per la diciassettesima volta, a votare sul Blocco. È dal 1992, infatti, che la Comunità Internazionale condanna l’operato degli Stati Uniti e li invita al rispetto delle norme e delle leggi del Diritto Internazionale. L’ultima votazione ha avuto corso il 30 ottobre scorso e la mozione cubana è stata approvata con 184 voti a favore (solo 4 contrari e un astenuto). È dal 1995 che l’Italia vota la mozione presentata da Cuba e a favore dell’eliminazione del blocco.
A causa di questa grave situazione causata dagli uragani e dal fatto che diversi settori dell’opinione pubblica degli Stati Uniti si sino pronunciati per un ammorbidimento del blocco, per facilitare così la ricostruzione delle zone colpite e non permette di far fronte all’acquisto di materie prime e materiali da costruzione. Ad oggi la risposta del Governo statunitense è stata di disinteresse totale e purtroppo le dichiarazioni dello stesso Obama, non lasciano intravedere un cambio di passo nella politica estera del suo paese, nei confronti di Cuba.
La destabilizzazione di Cuba è funzionale all’indebolimento del forte processo di integrazione regionale che coinvolge tutta l’America Latina e che spaventa enormemente l’establishment Usa, già in difficoltà con la sconfitta militare in Iraq, le difficoltà sempre crescenti in Afghanistan ed oggi alle prese con una crisi economica e finanziaria di proporzioni inaudite.
Per questo c’è bisogno che la solidarietà a Cuba e la lotta contro il blocco siano temi di discussione anche della politica italiana ed europea. Rifondazione Comunista farà la sua parte dando vita, nelle prossime settimane, ad una campagna nazionale di solidarietà con Cuba e la sua Rivoluzione e contro l’iniquo blocco che, ci auguriamo, verrà nuovamente condannato dalla sessione odierna delle Nazioni Unite.
Roma, 4 Novembre 2008