imag_11339848_12230«Al governo insieme? Sarebbe un inganno»
di Andrea Fabozzi su il manifesto del 27/10/2009
Anche Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, ha fatto gli auguri a Bersani «ci mancherebbe, abbiamo un ottimo rapporto personale» ma più in là non va. Da questa parte della sinistra «extraparlamentare» non ci si aspettano grandi novità nel rapporto con il Pd. Opposizione comune al governo sì – ma proprio oggi Ferrero presenta una manifestazione di Prc e Comunisti italiani con Di Pietro – alleanza per il governo no.
Segretario Ferrero, cosa cambia per voi con l’elezione di Bersani?
La cosa principale è l’uscita dal veltronismo, inteso come autosufficienza del partito democratico. Un’idea che si teneva insieme con il tentativo di cancellare della sinistra attraverso le soglie di sbarramento e il voto utile. In secondo luogo da parte di Bersani mi pare che ci sia un’attenzione maggiore al quadro sociale.
Lo dice per il riferimento che ha fatto all’«alternativa»?
Al momento è solo uno slogan diverso, vedremo cosa c’è dentro e se qualcosa cambierà sul serio. Io me lo auguro, ma il fatto che Bersani non eluda la questione sociale non vuol necessariamente dire che saprà proporre risposte di sinistra. Perché si tratta non solo di andare contro le politiche di Berlusconi ma anche quelle di Confindustria. Su questioni come la redistribuzione del reddito e l’intervento dello stato nell’economia. Ci confronteremo ma resto prudente. La vera novità è quella sul sistema politico, la fine della «vocazione maggioritaria».
Che però faceva il paio con la vostra scelta, da sinistra, di rompere con il Pd. È tempo di rivedere anche questa posizione?
No, io penso che il problema più urgente sia superare il bipolarismo così com’è. Altrimenti l’alternativa che ci viene posta è sempre quella tra il voto utile e l’andare al governo con Mastella. Bersani mi sembra disponibile ad andare oltre questo bipolarismo chiuso che è poi il terreno di crescita del berlusconismo e insieme l’arma di distruzione della sinistra. Col bipolarismo non si sposta niente, le lotte sociali non incidono. La Cgil ha fatto i suoi scioperi ma nulla si è mosso.
Al momento Bersani si limita a riaprire le porte a un’alleanza a sinistra, nel quadro dell’alternanza centrosinistra-centrodestra.
E noi confermiamo che non ci sono le condizioni per fare un accordo di governo con questo centrosinistra. E che siamo ovviamente interessati a costruire un’alleanza per battere Berlusconi, ma non per riprodurre lo schema bipolare.
Non teme l’isolamento nel momento in cui Sinistra e Libertà è più disponibile a cercare un accordo?
Non si possono fare pasticci. Non si può firmare un accordo di governo e poi scoprire che sulle liberalizzazioni la pensiamo in modo opposto, che sulla guerra in Afghanistan non siamo d’accordo per niente. Vedo lo spazio di un discorso comune per battere Berlusconi, ma in questo contesto gli elementi di unità sono tutti da cercare.
Va a finire che proprio l’elezione di Bersani scaverà un solco tra voi e Sinistra e Libertà. Vi eravate mandati messaggi concilianti negli ultimi tempi, il rapporto col Pd può far crollare tutto?
Chi oggi vede lo spazio per alleanze di governo non si capisce perché non si sia alleato con il Pd già nel 2008. È sbagliato immaginare adesso tranquillamente un accordo con il Pd senza valutare cosa è successo col governo Prodi. Chi lo fa ha un’altra linea politica: si pone come una corrente esterna del Pd. È legittimo ma è un’altra cosa. Il discorso è però prematuro, questo è il momento di mandare a casa Berlusconi con un’opposizione comune.
Anche con l’Udc?
Più larga meglio è, ma sempre sui contenuti. Bisogna passare da una discussione tutta sulla moralità del premier alle questioni economiche e sociali.
Non vi sarà indifferente la possibilità che dal Pd si scindano teodem e rutelliani.
Il fatto che se ne vada qualcuno non sposta automaticamente a sinistra quelli che restano. Io nei due anni di governo Prodi non ho litigato solo con Mastella ma con tutto il resto del governo sulle politiche economiche, sulla guerra e le grandi opere. Per questo considero poco serio fare finta di non vedere quei nodi politici che abbiamo già incontrato soltanto perché Bersani viene da una storia più di sinistra di Franceschini. Altrimenti riproduciamo lo stesso schema: ogni dieci anni facciamo un governo che alla prova dei fatti non reggiamo.