Il governo Draghi (appoggiato in modo trasversale da Lega, PD e M5S) ha, nelle ultime giornate, espresso dichiarazioni entusiastiche per l’avvio di un nuovo progetto per il ponte sullo Stretto di Messina. Sono anni che sentiamo le solite frasi trite e ritrite riguardo l’utilità di questo ponte per favorire lo sviluppo economico, una maggiore flessibilità dei trasporti e flussi economici e commerciali non indifferenti, fattori che rendono quest’opera, a parole, come una soluzione a tutti i mali del Paese e della Sicilia.
Ma c’è necessità di investire miliardi per questa “Grande Opera” nel momento in cui le due regioni coinvolte, Sicilia e Calabria, versano ancora oggi in condizioni infrastrutturali pietose?
Facendo riferimento allo specifico alla Sicilia, il sistema viario e dei trasporti urbani ed extraurbani si trova a sopravvivere in condizioni pietose, almeno 30 anni di ritardo rispetto al panorama nazionale. Ad oggi, in caso di interruzione di un’arteria principale (già affastellate da lavori infiniti), le alternative proposte rimangono mulattiere o strade di campagna inadatte al traffico automobilistico, le carreggiate versano in condizioni al limite del pericolo, il sistema ferroviario è vecchio e insufficiente, con tempi di percorrenza assurdi!
Spostarsi in treno nell’isola è un’Odissea! Recarsi da Catania a Palermo, o a Trapani, a Messina, o sperare addirittura di raggiungere mete più interne sembra diventato impossibile.
In più adesso assistiamo all’ennesima interruzione, dal 13 giugno al 31 luglio, di una tratta di fondamentale importanza, quella tra Catania e Siracusa, proprio nel periodo estivo. Non sarebbe più opportuno, da parte dello Stato e della Regione, promuovere il superamento di questo divario infrastrutturale e potenziare e migliorare le condizioni stradali, ferroviarie ed i restanti collegamenti dell’isola?
Nel momento in cui i costi si avvicinano quasi ad una Finanziaria, sarebbe opportuno puntare a superare il divario della mobilità interna che, in ogni caso, cannibalizzerebbe ogni miglioramento dovuto al ponte (se mai l’opera sarà iniziata e, soprattutto, terminata). Con la completa chiusura, per un mese e mezzo, della tratta Catania-Siracusa si colpiranno, ancora una volta, i pendolari e chi usa una mobilità sostenibile, oltre a mettere in ginocchio settori di vitale importanza come quello turistico, artistico ed etnografico, che facevano affidamento sull’arrivo dei turisti per riprendersi dalla crisi di questi mesi.
Il ponte sullo stretto, perciò, è l’ennesima beffa perché si butteranno miliardi di euro in un’opera che drenerà le risorse destinate alla Sicilia e sarà completamente inutile perché il tempo risparmiato nell’attraversamento sarà assorbito dalle strade e dalle ferrovie colabrodo, che non sono adeguate nemmeno per collegare le città principali dell’Isola.
Francesco Pasqua, portavoce circolo “La Borgata” Siracusa
Mimmo Cosentino, segretario regionale Sicilia Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.