Pasticcio sulle graduatorie: 150mila ricorsi in vista. «Un mese per sistemare»
di Fabio Sebastiani su Liberazione dell’11 ottobre 2009
Il Tribunale amministrativo regionale boccia la Gelmini. L’inserimento “a coda” è incostituzionale, e se entro un mese non si rimettono a posto le graduatorie ristabilendo il sistema “a pettine” si apre la prospettiva del commissariamento. “Coda” e “pettine” sono due diverse modalità di costruzione delle graduatorie: la prima sistema in fondo alla classifica chi si sposta da una provincia all’altra, anche se ha un punteggio “da primato”; e la seconda, invece, rispetta i “valori” di ognuno. Il Tar del Lazio ha accolto una richiesta dell’Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione (Anief) sottoscritta da circa 70 insegnanti. I giudici mostrano di voler fare sul serio e hanno già nominato un commissario. Un vero e proprio monito politico che non va tanto per il sottile e costringe il Governo a trattare i precari con maggiore considerazione. I ricorrenti, tutti insegnanti-supplenti Anief, si dolevano del fatto che erano stati inseriti “in coda” (soporattutto nel passaggio dal Sud al Nord), anzichè rispettando il proprio punteggio, nell’aggiornamento delle graduatorie fatto dal ministero.
Sindacati, prèsidi e lo stesso ministero dell’Istruzione sono in fibrillazione. Ieri pomeriggio è uscita una nota in cui il Miur si dice pronto a superare la sentenza con un emendamento nel decreto ministeriale “salva-precari”. Il provvedimento, «non consentirà il trasferimento da una graduatoria all’altra, garantendo e limitando però la possibilità di inserimento in coda in altre 3 province, in posizione subordinata rispetto a coloro che sono già inseriti in queste ultime». «In questo modo – continua la nota – mentre vengono quindi garantite le legittime aspettative di coloro che hanno da tempo scelto una provincia e non devono essere scavalcati dai nuovi inseriti o dai trasferiti dell’ultima ora, con l’inserimento in coda in altre 3 province, vengono ampliate – sostiene il ministero – le possibilità di ottenere assunzioni a tempo indeterminato o determinato, soprattutto in quelle province in cui le graduatorie risultano meno affollate». La ministra Mariastella Gelmini si prepara alla linea della resistenza. I precari potenzialmente interessati da questo provvedimento sono una cifra enorme: 150mila. Si rischia il caos generale e, ovviamente, la guerra tra poveri. A tutto vantaggio del Miur, che a quel punto potrebbe intervernire con un azzeramento generale e l’introduzione della famosa “chiamata diretta”. Reazioni diverse alla sentenza da parte delle organizzazioni sindacali. Il Comitato insegnanti precari ipotizza un nuovo caos e si chiede «cosa succederà se un insegnante ora lavora e con l’inserimento dei precari a pettine non ne avrebbe avuto diritto? Le graduatorie saranno ovviamente sconvolte, ci saranno ancora ricorsi». Si associa al giudizio il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo: «il ministero deve mettere un pò d’ordine. La platea interessata al provvedimento è immensa». Per Anna Fedeli, segretaria regionale Flc del Lazio, «Le graduatorie dovrebbero rimanere a coda e non a pettine»Secondo il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, la decisione del Tar avrà una ricaduta «ridotta» almeno nei prossimi tempi. Infatti – spiega – già il Consiglio di stato qualche giorno fa aveva sospeso il provvedimento del ministro Gelmini che prevedeva appunto l’inserimento dei precari in coda; e il ministro aveva già provveduto, con una circolare, all’inserimento a pettine, seppure con riserva. Per Di Memma, tanta confusione potrebbe essere ovviata prevedendo incarichi pluriennali. Il capogruppo dell’Idv in Commissione cultura della Camera, Pierfelice Zazzera, chiede le dimissioni del ministro Gelmini e con lui il Pdci. Il Pd chiede alla Gelmini di rispettare la sentenza del Tar mentre la Lega parla, anche in questo caso, di «dittatura dei magistrati».
Il nodo rimane l’effetto combinato delle “graduatorie ad esaurimiento” del ministro Fioroni, da una parte, e dei tagli della Gelmini dall’altra. I primi hanno aperto la prospettiva delle liste provinciali, mentre i secondi hanno costretto all’esodo forzato tanti e tanti insegnanti del Meridione.
«Capisco che bisogna risparmiare, ma 10 mila precari in meno nella scuola in una regione come la Calabria bisognava farlo per forza oggi?», commenta il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Per Gennaro Loffredo, responsabile Scuola per il Prc, «Ancora una volta il Governo viene richiamato al rispetto delle norme costituzionali e alla gestione della scuola non con artifizi amministrativi ma con norme».