di Antonio Mazzeo
Tappa nel messinese del Presidente della Commissione regionale antimafia Nello Musumeci per incontrare vecchi e nuovi sostenitori di destra ed estrema destra in vista dell’imminente campagna elettorale per conquistare, finalmente, la Presidenza della Regione siciliana. Lo scorso 19 ottobre, l’ex europarlamentare Musumeci (prima Msi-Dn, poi An-La destra), già presidente della Provincia di Catania dal 1994 al 2003 e sottosegretario di Stato al lavoro e alle politiche sociali nell’ultimo governo Berlusconi, ha partecipato a Floresta a un convegno sui prodotti tipici in agricoltura; ha incontrato a Tripi il sindaco Giuseppe Aveni, assessori e consiglieri comunali; ha visitato il locale museo con i preziosi reperti dell’antica Abacena; è stato ricevuto in Municipio dagli amministratori del comune di Falcone; ha posato per i selfie di rito in un noto locale falconese con il sindaco Santi Cirella, l’ex parlamentare di An-Pdl Carmelo Briguglio (già assessore regionale alla formazione dal 1996 al 1998) e Francesco “Ciccio” Gatto, presidente del Consiglio comunale di Tripi. Per gli onorevoli Musumeci e Briguglio, il frenetico tour pre-elettorale si è concluso a Messina con un incontro-pizza serale con gli amici e i simpatizzanti impegnati localmente in impresa, università, precariato, sport e sanità. Tra i temi discussi Il non governo di Messina metafora del non governo della Regione Siciliana, come riporta sul suo profilo facebook il rifondatore di An, Carmelo Briguglio.
Perlomeno imbarazzanti gli incontri di vertice del Presidente regionale antimafia nei comuni di Tripi e di Falcone. Sul sindaco Giuseppe Aveni pende infatti una richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto relativamente all’inchiesta sulla discarica sub-comprensoriale di contrada Formaggiara di Tripi, realizzata a partire del maggio 2002 in violazione delle normative ambientali vigenti. “A mio giudizio, quella di Tripi è veramente una bomba ecologica, molto più della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea”, ha dichiarato il 14 luglio 2015 il sostituto procuratore di Barcellona Giorgio Nicola, durante un’audizione in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Oltre al sindaco Aveni, nell’indagine sono stati coinvolti l’ex sindaco di Tripi Giuseppe Carmelo Sottile e una ventina circa tra tecnici, geologi, funzionari comunali e imprenditori dell’affaire spazzatura, tra cui il barcellonese Michele Rotella, esecutore materiale delle opere di realizzazione della discarica, condannato a otto anni nel processo di secondo grado scaturito dall’operazione “Vivaio” della Procura Distrettuale Antimafia di Messina contro gli appartenenti alle “famiglie” di Barcellona Pozzo di Gotto e dei cosiddetti Mazzarroti.
“Al Comune di Falcone, con il sindaco avvocato Cirella abbiamo incontrato il nostro gruppo guidato da Nuccio Calabrese”, scrive ancora su facebook l’on. Briguglio. Sebastiano “Nuccio” Calabrese, già assessore comunale nella precedente legislatura (guidata anche allora da Santi Cirella), è stato condannato a sei mesi di reclusione (con sospensione condizionale della pena), con sentenza irrevocabile del 10 novembre 2000 emessa dal Tribunale di Patti, per i reati di falsità materiale in atti pubblici e tentata truffa, commessi a Falcone nel 1996. Calabrese e lo stesso sindaco Cirella risultano poi indagati congiuntamente per abuso d’ufficio dal Tribunale di Patti a seguito dell’affidamento di parte dei lavori per la rimozione dei fanghi causati dall’alluvione che colpì il territorio di Falcone l’11 dicembre 2008 al noto pregiudicato di Terme Vigliatore, Carmelo Salvatore Trifirò, al tempo sottoposto a misura della custodia cautelare in carcere, a seguito anch’egli, dell’operazione antimafia “Vivaio”. Il 24 dicembre 2014, il Pubblico ministero dott.ssa Francesca Bonanzinga, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Patti, ha presentato richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’avvocato Cirella, Sebastiano Calabrese, di altri tre ex assessori comunali di Falcone (Pasquale Bucolo, Francesco Giuseppe Cannistraci e Mariano Antonino Gitto), dell’odierno sindaco del Comune di Oliveri Michele Pino e dell’imprenditore Carmelo Salvatore Trifirò. L’udienza preliminare per accogliere o no la richiesta è stata fissata dal Tribunale di Patti per il prossimo 18 novembre.
“Abbiamo informato personalmente il Presidente on. Nello Musumeci del procedimento penale nei confronti del sindaco e degli ex amministratori di Falcone nel corso di un incontro che tenemmo con lui a Palermo il 17 giugno 2015, negli uffici all’Assemblea regionale siciliana”, raccontano alcuni consiglieri del gruppo d’opposizione Falcone Città Futura. “In quell’occasione denunciammo pure i gravi rischi d’infiltrazione mafiosa nella vita politica e amministrativa del Comune e l’on. Musumeci c’invitò a presentare un esposto scritto da indirizzare alla Presidenza della Commissione parlamentare regionale antimafia. Abbiamo inviato l’esposto il mese successivo ma sino ad oggi non abbiamo ottenuto alcun riscontro dalla Commissione antimafia né siamo stati convocati dal Presidente Musumeci”.
Nell’esposto, i consiglieri di Falcone Città Futura documentavano che il Tribunale di Patti ha contestato agli indagati il reato di cui agli artt. 81, 110 323 c.p. “perché, in concorso tra loro con più atti esecutrici di un medesimo disegno criminoso, Cirella Santi nella qualità di sindaco pro tempore di Falcone, Bucolo Pasquale, Calabrese Sebastiano, Cannistraci Francesco Giuseppe e Gitto Mariano Antonino nella qualità di Assessori e Trifirò Carmelo Salvatore, quale extraneus e titolare della omonima ditta che, tramite procuratore (delegato da Trifirò in data 29.4.2008 presso la Casa Circondariale di Messina Gazzi), faceva istanza per realizzare i lavori di cui sotto, in violazione di quanto previsto dagli artt. 10 e 12 del D.P.R. 252/1998 che prescrive il divieto della P.A. di contrarre allorquando emergono elementi di infiltrazione mafiosa all’interno delle imprese/società interessate indipendentemente dal valore dei lavori e delle opere, con ordinanza del 14.12.2008 n. 30 a firma di Cirella e con delibere di approvazione dei lavori della Giunta Municipale n. 203 del 31.12.2008 (presenti Sindaco e i quattro Assessori) e n. 59 dell’8.5.2009 (presenti Sindaco e Bucolo Pasquale, Calabrese Sebastiano e Gitto Mariano Antonino), precettando, quale ditta esecutrice dei lavori di intervento di trasporto di pietre con pala gommata e autocarri a seguito dell’alluvione verificatasi in Falcone l’11 dicembre 2008, la ditta individuale di Trifirò Carmelo Salvatore, nonostante quest’ultimo risultasse gravato da precedenti penali e all’epoca sottoposto a misura della custodia cautelare in carcere (…), intenzionalmente procuravano a questi un ingiusto vantaggio consistito nell’affidamento di lavori per un ammontare pari a 70.660 euro”.
Il 25 settembre scorso, i deputati del Movimento 5 Stelle Francesco D’Uva (membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Villarosa, Lorefice, Mannino, Dadone, Lupo, Sarti, Rizzo e Cancelleri hanno presentato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Interno, chiedendo l’invio di una commissione d’accesso agli atti al Comune di Falcone. “È necessario rilevare come nel territorio falconese sia emerso, nel corso degli anni, un preoccupante quadro di legami tra politica e criminalità organizzata, a seguito di numerose indagini e alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia, i quali, deponendo in sede di alcuni procedimenti giudiziari denominati Gotha e riguardanti il sistema mafioso di gestione degli appalti nel territorio barcellonese, avrebbero denunciato un sistema illecito attraverso il quale garantire l’affidamento dei lavori ad aziende legate alla criminalità organizzata”, scrivono i parlamentari di M5S. “In seguito alle numerose indagini portate avanti in questi anni dalle varie procure siciliane dal 2008 a oggi, tali dichiarazioni hanno potuto trovare effettivo riscontro nei numerosi arresti per associazione mafiosa a danno di imprenditori titolari di alcune delle ditte risultate vincitrici degli appalti; tra questi avvenimenti particolare rilievo assume proprio l’affidamento di parte dei lavori per la rimozione dal territorio dei fanghi causati dall’alluvione del 2008 a un imprenditore ritenuto legato ad ambienti di tipo malavitoso, che ha condotto la magistratura all’emissione di otto avvisi di garanzia nei confronti di alcuni esponenti politici del comune di Falcone per i quali si ipotizza il reato di abuso d’ufficio in concorso…”.
Sempre relativamente ai rischi d’infiltrazione criminale nel territorio falconese, altre due dettagliate interrogazioni parlamentari erano state presentate al Governo durante la scorsa legislatura: la prima il 12 novembre 2012 da parte dell’on. Antonio Di Pietro (Italia dei Valori); la seconda il 24 ottobre 2013 dal sen. Domenico Scilipoti (Forza Italia). “Appare grave – scriveva l’on. Di Pietro nell’atto ispettivo – l’intreccio di responsabilità tra amministratori locali, funzionari e personaggi in odor di mafia che, predisponendo in apparente sinergia atti amministrativi, hanno concorso ad azionare un meccanismo che ha stravolto la buona amministrazione del Comune di Falcone e, contestualmente, consentito di liberare fiumi di denaro attraverso la realizzazione di opere non soggette ad alcun sistema di gara d’appalto e finanziabili con la pratica della discrezionalità”.