Poche ore fa, a Palermo, Carmela, una ragazza di diciassette anni, è stata uccisa a coltellate mentre cercava di proteggere la sorella, rimasta gravemente ferita, dall’aggressione del suo ex fidanzato.
Carmela è l’ennesima vittima della violenza maschile, che in Italia dall’inizio dell’anno ad oggi ha già causato la morte di 99 donne. E ad ucciderla, come in tantissimi altri casi, non è stato uno sconosciuto, ma un uomo incapace di accettare la fine della relazione con una donna che aveva scelto di non essere più “sua”.
Probabilmente anche questa volta molti lo definiranno un delitto passionale, o il gesto di uno squilibrato, ma ciò di cui è stata vittima Carmela ha un nome ben preciso, si chiama violenza di genere, FEMMINICIDIO; ed è il frutto di un senso comune violento e misogino utilizzato dagli uomini per mantenere o rafforzare il loro potere nei confronti delle donne.
Di fronte a questa violenza è necessario non solo denunciare il disimpegno delle istituzioni nelle azioni di prevenzione e di sostegno alle donne che denunciano violenza (ricordiamo che un recente rapporto dell’ONU ha definito l’Italia come un paese incapace di prevenire, proteggere e tutelare le donne che vivono forme di discriminazione e violenza), ma soprattutto proseguire nella battaglia per la libertà femminile e per scardinare quel senso comune violento e patriarcale che sta alla base di questo fenomeno assolutamente trasversale ad ogni area geografica, cultura, ceto, religione o censo.
Maria Merlini, Segreteria regionale PRC Sicilia