Atteso il via ai lavori
Castalda Musacchio su Liberazione del 20/12/2009
Villa San Giovanni (Rc)
Con quasi 4 ore di ritardo ed un viaggio durato più di 12 ore, si arriva, infine, da Roma a Villa San Giovanni, tra maltempo, incidenti e disagi vari. «Queste sono le infrastrutture nel sud. E la risposta del governo qual è? La costruzione di un ponte inutile, dannoso, che serve solo a garantire gli interessi delle mafie», e delle multinazionali. Come l’Impregilo che ha lucrato, e non poco, su terre come la Calabria, la Sicilia e la Campania (si pensi solo alla Salerno-Reggio cantiere infinito). «Bastano questi motivi per scendere in piazza?». A Franco Nisticò, del Comitato per la statale 106 jonica, bastavano eccome. Era lì, sul palco, per dire il suo ennesimo «no al Ponte» quando si è sentito male: all’ospedale l’hanno portato con un mezzo della polizia, ma era troppo tardi, è morto poco dopo. Drammatico epilogo di una giornata di mobilitazione, iniziata con i toni durissimi dei Sud Sound System. Non potrebbe essere altrimenti.
La rabbia è palpabile. La manifestazione dei “no Ponte” tanto attesa si trasforma, così, in un corteo di miglia che urlano la loro personale voglia di ribellione al suono di “tanti sì, un solo no”.
E’ questo lo slogan scelto dal movimento. Ed è con questa parola d’ordine che in migliaia, ieri, sono giunti a Villa da tutta Italia per manifestare contro la costruzione del ponte sullo Stretto. «Questa data?» sottolinea Marco della Rete.
«Non è stata scelta a caso. Per il 23 si attende la messa in posa della prima pietra».
Un’apertura dei cantieri annunciata in pompa magna dal governo, ma che in realtà, denuncia il movimento, è solo l’ennesimo spot. Anche perché di quel ponte non c’è nulla. Né i soldi per finanziarlo, né tanto meno il progetto approvato, fermo alla fase preliminare. I lavori a Cannitello, del resto, erano già previsti e non avevano nulla a che fare con la mega-opera.
Salvo, aver voluto mischiare le carte ed aver, subito dopo l’approvazione del Cipe, varato una delibera in cui si fa rientrare la variante di Cannitello tra quegli interventi previsti per la costruzione del ponte. Lo sottolinea il vicepresidente del Wwf Raniero Maggini, lo ribadisce Lidia Liotta di Legambiente, lo scandiscono tutti i rappresentanti di ong, associazioni e sindacati scesi in piazza per far valere «le vere priorità». E di altre priorità – rispetto ad uno sperpero di denaro pubblico pari a circa un miliardo e seicento milioni di euro – per il sud ce ne sarebbero. A partire, urla il movimento, «dalla messa in sicurezza del territorio», «dalla messa in sicurezza delle scuole», «dall’investimento sulle strutture», «dall’investimento sul lavoro», finanziando le fabbriche in chiusura e scongiurando il rischio licenziamenti. Saranno questi i motivi che hanno indotto persino la giunta Loiero ad uscire dalla società Ponte sullo Stretto? Non è dato saperlo; ma non è un caso che in massa, ieri, fosse presente al corteo la Fiom Cgil e i tanti precari come quelli della scuola di Reggio, oltre che delle aziende in ginocchio nel territorio. Cremaschi, segreteria nazionale della Fiom, avverte: «Noi ci opporremo con tutta la nostra forza all’ennesima opera che serve solo per fare affari». Oltre tutto, spiega Liotta, di Legambiente «Tutti sanno che il moderno sistema delle infrastrutture considera i ponti come una soluzione a dir poco ottocentesca. Questo del governo non ha nulla a che fare con una seria strategia della mobilità o di sviluppo. Il ponte sarà solo un imbuto. Non agevolerà né i pendolari, né le merci. Chi si occupa di scienza delle infrastrutture sa bene che oggi il moderno sviluppo impone una differenziazione, il che vuole dire per il tratto dello stretto privilegiare, per esempio, le attività portuali; così vorrebbe dire, per il sud, puntare anche a quelle aeroportuali. E’ di questo che il sud ha bisogno, non di altri bluff.
Senza contare che si andrà ad inquinare un tratto della penisola che, per ecosistemi marini e terrestri rappresenta un “unicum” naturalistico. Ma, certo, vallo a dire a Berlusconi. No, “no passaran” urlano gli studenti. E sfilano accanto ai “pirati dello stretto” (i traghettatori che si troverebbero senza lavoro, ndr) ed anche insieme ai pendolari siciliani. Che dire dei pescatori? Sono arrivati da Amantea per denunciare: «Lì, in mare abbiamo ancora le navi cariche di veleni e noi siamo ridotti all’osso».
L’indignazione è fortissima. E viene scandita per tutto il corteo fino a Cannitello lo slogan come: «Stretto, stretto, teniamocielo stretto» gridano i ragazzi dei collettivi di Reggio. E c’è chi ha in mano cartelli come “Anche Dante e Caronte sono contro il ponte”. Si raggiunge così Cannitello. In prima linea la Rete seguita dagli Enti locali, subito dopo la rappresentanza delle associazioni, i caschi gialli di Legambiente, le bandiere bianche del Wwf quelle dei partiti come Rifondazione, i Comunisti italiani e i Verdi. Assente invece – nota Maria Campese di Rifondazione – l’Italia dei valori che «a parole si dichiara contro, ma nei fatti fa il contrario».
Ci sono persino gli ombrellino viola dei “No B day”, ma soprattutto c’è il movimento che non ha rinunciato a tornare in azione.