L’immagine del fango che inghiotte case, persone, strade e ferrovia, mentre la montagna di Giampilieri continua a venire giù sulla città fino al mare, continua ossessiva a tornarci alla mente, mentre in questi giorni i giornali e le tv ci snocciolano i dati pesanti della crisi economica siciliana, ci raccontano gli scontri furibondi dentro la maggioranza di centrodestra per la spartizione del potere, e infine ci informano che il governo Berlusconi ha prima dato il via libera al disegno di legge per la creazione della Banca del Mezzogiorno e, successivamente, ha approvato l’erogazione di 1300 miliardi per la progettazione e l’avvio del Ponte sullo stretto di Messina.
Proprio quando serve – a seguito di una crisi economica che sta producendo gravissimi danni sociali e civili, e in virtù degli eventi calamitosi che lo richiedono urgentemente – un piano straordinario per il risanamento idrogeologico, per la messa in sicurezza del territorio, per il rifacimento delle opere primarie e la realizzazione delle infrastrutture (a partire dalle reti ferroviarie e del potenziamento del trasporto via mare) e dei servizi indispensabili, per l’occupazione, per il risanamento ambientale, Lombardo e Berlusconi avviano invece i lavori del Ponte sullo Stretto, destinando allo spreco e al foraggiamento assistenzialistico delle imprese edili e della mafia ad esse collegate ingenti risorse sottratte ai bisogni vitali della Sicilia.
La mafia, già presente con i lavori di movimento terra nella rimozione delle macerie e del fango prodotti dalla alluvione di fine settembre, si predispone e si posiziona per gli interventi sul versante messinese, essendo già prepotentemente presente e attiva la ‘ndrangheta sul versante calabro nei cantieri della Sa-RC.
Siamo in presenza di un disegno ben preciso che prospetta al meridione la formazione e la riorganizzazione di un blocco di potere imprenditoriale e politico che si definisce nella costruzione di strumenti e di occasioni per il rilancio dell’accumulazione legale ed illegale, offerti alle imprese del nord e del centro, da Impregilo a Falck a Caltagirone alla Pizzarotti, federate in consorzi dove trovano spazio le aziende siciliane dei vecchi e dei nuovi cavalieri del lavoro, dove compaiono i nomi degli uomini legati ai  Rendo accanto a quelle di Ciancio e di Mimmo Costanzo già assessore di Enzo Bianco. Per non parlare delle aziende di famiglia della Prestigiacomo e di Miccichè.
E’ solo per caso che, qualche settimana addietro, a Catania, su proposta del Preside di Scienze Politiche, notoriamente legato all’Opus dei, l’Università di Catania, presenti le massime autorità cittadine, compreso il Procuratore generale Tinebra e il Presidente del Tribunale Marletta, assieme al Prefetto e al Questore, e al gotha dell’imprenditoria locale guidato dall’editore Mario Ciancio, abbia consegnato a Gaetano Caltagirone la laurea ‘honoris causa’, per i meriti imprenditoriali dimostrati e l’esempio offerto alle nuove generazioni? Evidentemente, non fa testo il fatto che il costruttore romano ha in corso, nella città etnea, un procedimento giudiziario per abuso edilizio nella realizzazione di un centro direzionale. A parte tutto il resto…di cui occorrerà occuparsi in altra sede.
Il futuro prospettato alla Sicilia è quello di un Eden conquistato e garantito dalla proliferazione degli aereoporti (uno per provincia, dopo quelli già esistenti di Palermo, Catania, Trapani e Comiso),  la moltiplicazione dei porti e dei centri turistici, che colmeranno di cemento le coste e le spiagge, da Taormina a Portopalo, da Ragusa ad Agrigento, da Catania a Palermo, fino alle isole minori, a cominciare dalle Eolie.
Una colata di cemento di milioni e milioni di metri cubi di cemento. Un eden assicurato dall’apertura di nuovi Casinò, ricca di alberghi e di ristoranti, di centri commerciali nelle aree portuali, di luoghi del piacere e del divertimento, per un turismo dei ricchi,consumistico,mercificato e colonizzatore. Una Sicilia rapinata del suo habitat naturale, sottratta alla fruizione sociale dei suoi abitanti, immaginata come una nuova Cuba prima della rivoluzione del Che e di Fidel.
 Ci chiediamo: quale logica giustifica queste scelte, se i dati diffusi in questi giorni dal rapporto semestrale di Bankitalia sulla condizione economica dell’isola ci indicano proprio una crisi del settore turistico, che si accompagna a quella dell’agricoltura, dell’industria, dell’edilizia?
Le agevolazioni fiscali, le zone franche e le grandi opere (oltre al Ponte, c’è da spartire i 2400 miliardi di euro destinati dai Fas alla rete autostradale, ai porti turistici e alla realizzazione del sistema energetico di trattamento dei rifiuti) costituiscono gli assi portanti del disegno berlusconiano e confindustriale di rilancio degli affari al sud e in Sicilia ( da perseguire anche con salari differenziati e più bassi ), ma anche il motivo di contesa tra le elites politiche che configgono tra di loro perla destinazione delle risorse, la gestione delle opere e la tutela  degli interessi dei gruppi economici che rappresentano.
Si spiega così lo scontro che vede contrapposti gli autonomisti di Lombardo assieme ai fautori del partito del sud che si riconosce in Miccichè e Dell’Utri, e che hanno in Fini, per ora,  il loro riferimento nazionale, contro i “lealisti” del PdL guidati da Schifani, Alfano e Firrarello, alleati a loro volta all’Udc di Cuffaro: con Berlusconi che tenta una mediazione impossibile tra i contendenti, perché non c’è materia per soddisfare gli appetiti di tutti.
E’ ormai convinzione comune che il dibattito sul valore dell’autonomismo e la minaccia di far nascere il ‘partito del sud’ siano stati agiti strumentalmente nella contrattazione rivendicazionista nei confronti di ‘Roma Predona’ e per rafforzare la postazione di rappresentanza delle imprese locali. La crisi economica apre anche nella borghesia profonde contraddizioni, fino a produrre uno scontro che, rispetto al passato, manca solo del fuoco della criminalità mafiosa.
Cosa prospetta alla Sicilia, ai suoi abitanti, ai lavoratori, ai giovani laureati che hanno ripreso ad emigrare in massa, e che non accettano più la condizione schiavistica riservata loro dai call center, questo disegno, e quale futuro si prevede per i territori e le comunità investite dall’impatto delle opere programmate, sia sotto l’aspetto della salvaguardia della salute e dell’ambiente, oltre che di quello delle conseguenze sociali, a cominciare dalla inarrestabile riduzionedel lavoro in agricoltura?
Meglio ancora: come si interseca la politica del centrodestra nazionale e regionale con la crisi economica che sta producendo devastanti effetti in Sicilia? Sembra ormai chiaro, anche perché vi sono state dichiarazioni di esponenti del governo Lombardo in questo senso, che si voglia abbandonare l’agricoltura al suo destino, con la cancellazione del mondo contadino, la messa in liquidazione delle piccole e medie aziende agricole, fagocitate da quelle grandi , favorite queste ultime dalle politiche comunitarie che offrono sostegno alle grandi proprietà capitalistiche e alle multinazionali della trasformazione a scapito delle produzioni meridionali?
Ancora più grave ci sembra l’inerzia che caratterizza l’approccio nei confronti dell’industria, dove si annuncia la drammatica chiusura della Fiat di Termini Imerese entro il 2011, e dove si registrano difficoltà nei settori dell’elettronica e della chimica.
Il rapporto di Bankitalia quantifica nel 14% il tasso di disoccupazione, con quella giovanile che viaggia oltre il 35%, così che i giovani laureati e diplomati emigrano in massa alla ricerca di occasioni di lavoro verso il nord e l’estero.
Una crisi occupazionale  che interessa la scuola, la sanità, gli enti locali, la P.A., ed ora il settore bancario, stante alla volontà di Unicredit di procedere al licenziamento di mille dipendenti del Bds.
 Il sistema pubblico dell’istruzione subisce un duro attacco, sotto i colpi di Tremonti, Gelmini e Leanza, attraverso la riduzione dell’offerta formativa che comporta il licenziamento di massa di ben settemila lavoratori della scuola. La risposta dei “contratti di disponibilità” avanzata da Leanza riproduce precarietà, dequalificazione e gerarchizzazione nell’organizzazione del lavoro didattico, assieme al formarsi di nuove clientele.
Si afferma nel governo della regione una filosofia che fa della  precarietà del lavoro e del reddito il paradigma di una visione della società in cui il lavoro dipendente è la variabile economica che deve garantire ora i profitti delle imprese ora il risanamento finanziario dei conti pubblici. Una filosofia che produce “i patti per il lavoro” e che segnano l’egemonia sindacale della Cisl in Sicilia e la subalternità del sindacato all’ideologia dell’impresa.
La riforma sanitaria risponde a questo modello : si sacrificano i posti letto , si riorganizzano le strutture e i servizi ospedalieri secondo logiche di gestione aziendale e non di garanzia all’assistenza sanitaria, si considerano i pazienti non come soggetti titolari di un diritto costituzionale, ma come numeri di tabelle, che comunque finora hanno preservato gli interessi e gli affari dei proprietari e dei gestori delle cliniche private. Barbara Cittadini, presidente dell’Associazione delle cliniche private, ha pubblicamente elogiato la “riforma”, ed il suo consorte, il forzista Misuraca ha garantito a Lombardo e Miccichè un sostegno incondizionato, contraccambiato con l’assessorato all’avv. Armao, protagonista di uno scandaloso conflitto di interessi, essendo risultato consulente di FALCK.
Nel frattempo si continua a morire di malasanità, mentre l’avviamento al lavoro,oramai solo di natura precaria, nel settore è gestito da quelle agenzie interinali intestate a parenti e amici dei politici di centrodestra, che ricostruiscono un consenso di massa, anche attraverso la creazione di quelle società partecipate, che dagli enti locali alla Regione assumono senza concorsi e si indebitano, scaricando i costi sulla collettività, senza limiti e controlli. Nella assuefazione generale, sta passando sotto silenzio il fatto, vergognoso, che si bruciano oltre 200 milioni del bilancio 2009, per garantire ai carrozzoni degli enti religiosi, sindacali e parapolitici i fondi per il personale, senza che un solo corso sia stato o sarà avviato.
Un quadro drammatico e una condizione di degrado aggravati dalla paralisi dell’attività del governo regionale e dell’Ars: nella maggioranza, e nelle appendici dell’opposizione, è in atto un furibondo scontro di potere. Una paralisi cui concorre l’irresolutezza e la confusione che ne deriva, per l’esplodere dei conflitti di interesse e il manifestarsi dei pesanti intrecci affaristici che  legano gli esponenti delle consorterie politiche alle imprese. La vicenda dell’Assessore Armao, consulente e controparte di Falck nella trattativa per la quantificazione del risarcimento all’impresa lombarda dopo l’annullamento del bando di gara per i termovalorizzatori, è emblematica del segno di continuità di questo governo con quello precedente di Cuffaro e della natura illegale e mafiosa degli interessi in campo. Con buona pace di quei magistrati, a cominciare dall’ex duro della Procura palermitana Russo, che si stanno prestando a coprire e a legittimare uno dei peggiori governi della storia della Sicilia. Un governo, che, nella persona del Governatore, si ispira a quella esperienza milazziana, che vide assieme, sul finire degli anni cinquanta, pezzi della Dc, Il Msi e il Pci, con il sostegno pieno ed entusiasta della Confindustria siciliana di La Cavera, esponente di punta del separatismo siciliano. Consociativismo , tentativi ormai dichiarati di riproporre l’occhettiana e disastrosa “unità autonomistica”, riproposta in questi giorni da Lumia e Crocetta, milazzismo sono i terreni su cui i lealisti e i fautori del partito del sud hanno coinvolto finora il Pd. Un Pd sempre più lacerato tra coloro che inciuciano con il Governatore ( Lumia, Crocetta, Cracolici, Speziale) e quanti sono disponibili  all’abbraccio con il gruppo Schifani/Alfano/Firrarello/Cuffaro, e cioè i vari Lupo, D’Antoni, Cocilovo, Crisafulli.
Finora Lombardo si è giovato del sostegno ora esplicito ora sottobanco del Pd, mentre è risultata inesistente la presenza di IdV. Le prossime settimane ci diranno se si produrrà all’Ars una qualche forma di opposizione politica e se i conflitti che animano la realtà siciliana troveranno una sponda istituzionale credibile ed efficace, cioè alternativa.
Il passaggio dell’assestamento di bilancio che taglia i fondi per l’edilizia scolastica, per i servizi universitari, per l’assistenza ai disabili, per il sostegno agli anziani sarà illuminante e probatorio: in un contesto che fa registrare il raddoppio delle tasse comunali in Sicilia, negli ultimi quattro anni.
La condizione tragica in cui versa la Sicilia, o quanto meno le sue classi sfruttate e oppresse, non può non farci denunciare l’assenza di un’opposizione vera ed efficace e richiamare le responsabilità di un Pd che ha promosso e votato una legge elettorale che, in nome di una concezione maggioritaria della rappresentanza delle minoranze, nell’esclusione della sinistra alternativa, ha finito per premiare, con 29 seggi su 90, un partito che si è attestato alle regionali appena sopra il 25% dei consensi.  
Il quadro della dissoluzione e dell’irresponsabilità, dell’asservimento e partecipazione degli esponenti di governo e della maggioranza di centrodestra ai comitati d’affare, ha trovato una significativa forza di contrasto nelle lotte sociali e nelle iniziative dei movimenti che lottano per la liberazione dell’isola dal dominio mafioso.
La straordinaria lotta dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese, così come di tutte le vertenze in difesa dei posti di lavoro, le mobilitazioni contadine di queste settimane per garantire reddito e sopravvivenza delle nostre produzioni (dal grano duro all’arancia a polpa rossa, dall’uva al pomodoro),minacciate dalle multinazionali e dalle politiche comunitarie, le bellissime lotte dei precari della scuola e degli studenti per il diritto allo studio e contro la privatizzazione del sapere, le vertenze dei comitati locali contro l’inquinamento ambientale e le devastazioni territoriali, da Niscemi a Noto, da Lentini a Siracusa a Messina contro il Ponte, le manifestazioni per la pace e contro il razzismo, per una Sicilia multietnica e solidale, ci dicono che nell’opposizione sociale vive l’idea ed il progetto di un’altra Sicilia. Non collusa, ma anzi contro la mafia, alla quale contende i terreni confiscati, che ha il coraggio di denunciare le infiltrazioni mafiose negli enti locali, come hanno fatto i giovani comunisti di Paternò, che sa fare rivivere le idee e le pratiche sociali di Peppino Impastato e di Pio la Torre, che non si rassegna e non si fa confondere dalle manovre destabilizzanti che vengono avanti con la storia del ‘papello’ e con le rivelazioni di Ciancimino. Abbiamo sempre saputo e denunciato per primi, come Prc e come movimento antimafia, che settori decisivi dello stato sono interni al fenomeno mafioso e che lo sostanziano con il loro intervento.
C’è una Sicilia dei comitati di lotta per l’acqua pubblica e in difesa dei beni comuni; c’è una Sicilia dei centri sociali, da Palermo a Catania, autentici spazi pubblici e di democrazia dove si garantiscono i diritti costituzionali, luoghi della partecipazione popolare, del volontariato, della ridefinizione di senso per comunità devastate dagli effetti catastrofici delle politiche liberiste nei quartieri popolari, fucine in cui si ricostruisce una cultura e una pratica di sinistra per l’alternativa di società.
Ai centri sociali di Catania e di Palermo vittime degli sgomberi repressivi di uno Stato sordo alle domande sociali e cinico nel suo essere servile alle sollecitazioni affaristiche e reazionarie, noi riconfermiamo tutta intera una solidarietà, che non si ferma solo alle parole.
Cresce e vive un’altra Sicilia, quella dei Gas e dei Gap, che vanno ulteriormente diffondendosi nei quartieri di Palermo, per merito dei nostri compagni, quella dei Gas, quella della solidarietà ai terremotati.
L’insieme di queste esperienze, mentre vi opera dentro, il Prc deve sempre più valorizzare, affinchè  si estendano e si generalizzino.
La scommessa della Federazione della Sinistra per l’Alternativa avrà successo e senso se  si costruiranno relazioni con e tra queste realtà, se la federazione saprà essere strumento di amplificazione e unificazione delle lotte, se sapremo evitare la scorciatoia dell’accorpamento dei ceti politici e dell’identitarismo velleitario e autoreferenziale, se sapremo fare ed essere rete di contaminazioni, di culture antagoniste plurali, di esaltazione unificante delle differenze, se sapremo fare rivivere la pratica dell’inchiesta, come si sta facendo a Petralia Sottana in questi giorni, dai cui risultati partire per costruire vertenze sociali, elaborazione politica, buone pratiche amministrative.
Il Prc siciliano, a partire da ciò, dovrà:
produrre il massimo sforzo nelle mobilitazioni contro il Ponte sullo Stretto;
essere in campo accanto ai lavoratori della Fiat di Termini Imerese, per impedire la chiusura della fabbrica;
sostenere la lotta dei contadini e l’idea di sviluppo auto centrato;
rilanciare, assieme ai comitati, la battaglia per la pubblicità dell’acqua e della sua gestione;
sviluppare iniziative, con il coinvolgimento delle popolazioni locali, contro la realizzazione dei termovalorizzatori, contro il Muos di Niscemi, contro le trivellazioni indiscriminate, contro la cementificazione del mare e delle montagne, contro il Piano casa e per il riuso del patrimonio edilizio esistente; lanciare una campagna di massa per il diritto allo studio, per la sicurezza antisismica delle scuole; trasformare le proprie sedi in Case dei diritti, Centri popolari, spazi pubblici della democrazia sociale, luoghi di vita collettiva e di organizzazione del conflitto, attivare meccanismi di controllo dell’operato della P.A. nei territori e nelle istituzioni.
Un’altra Sicilia  è possibile, vive nelle lotte e nelle esperienze di autogoverno sociale. E’ la Sicilia dei diritti, dell’antimafia sociale, dell’affermazione del bene comune, della solidarietà e della buona occupazione, di uno sviluppo compatibile con la natura e con la dignità degli uomini e delle donne.
La scommessa della Federazione della Sinistra Alternativa sarà vinta se , a nostro avviso, vivrà di questa dimensione democratica e comunitaria.
MIMMO COSENTINO
Palermo, 7/11/2009, Chiesa Valdese