di Elena Rosania (Giovani Comunisti Messina)
Non serve andare lontano per accorgersi dell’uso improprio che in Italia si fa dell’immagine femminile: giornali, riviste, calendari, programmi tv e pubblicità varie – dalle automobili al cibo – mostrano infatti donne esibite spesso accompagnate da slogan allusivi di una volgarità sconcertante. Calpestando i diritti ottenuti grazie ai movimenti femministi e – insieme ad essi – il ricordo delle tante donne battutesi per ottenere un ruolo nella società, la donna viene oggi considerata una “macchina da sesso”, non solo sulle copertine delle varie riviste ma anche nella società e nella politica. Non mi sorprenderei se cominciassimo a trovare donnine nude sulle confezioni di pasta, di cibo per cani e nel banco frigo al supermercato. Nel 2011 quello che prima poteva essere considerato maschilismo può solo chiamarsi follia.
A causa di una cultura diffusa che propone alle giovani di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza, nudità e chissà cos’altro al potente di turno, le donne stesse fanno ben poco per salvaguardarsi, offrendosi per prime a questo tipo di pubblicità, rendendosi così frivole e superficiali persino agli occhi di una società basata sui reality show e sui giornali di gossip. Le poche donne che riescono ad arrivare ad una posizione di rilievo devono necessariamente compiere un percorso di “maschilizzazione” della loro immagine, ovvero essere “uomini” il più possibile per dimostrare di essere adeguate a quell’ambiente in cui la femminilità è considerata un terribile difetto. Le donne infatti sono ancora tenute a debita distanza dalla politica (Bunga bunga a parte), dalle cariche clericali e da molti posti di lavoro.
La questione della discriminazione delle donne sul posto di lavoro infatti è ancora aperta e non accenna a migliorare, spesso e volentieri il lavoro viene poi affidato alle donne per via dell’immagine che forniscono (un bel faccino fa sempre bella figura).
Il modello relazionale tra uomini e donne, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente sulla società, legittimando comportamenti lesivi della dignità della donna. Per questo motivo, in seguito agli scandali berlusconiani, le donne sono finalmente scese in piazza, armate di rabbia e determinazione, affermando che si è oltrepassato il limite.
Come donna spero che qualcosa possa cambiare, ma mi domando: anche quest’ultimo grido sarà valso a nulla?