Palermo 28 luglio
Il Governo nazionale, azionista dell’ENI dovrebbe occuparsi del futuro dei lavoratoridell’azienda e del suo indotto – dichiarano Antonio Marotta segretario regionale del Partito e Frank Ferlisi responsabile lavoro della Segreteria regionale – e invece stiamo assistendo al venir meno ad accordi, impegni, promesse per il petrolchimico di Gela, che prevedevano investimenti importanti per l’ammodernamento degli impianti e la bonifica del territorio.
Ad oggi è sempre più probabile – continuano i due esponenti politici – che lo spettro della chiusura totale dello stabilimento con la perdita di oltre tremila posti di lavoro, comprensivi delle imprese dell’indotto, si realizzi e tutto questo dopo aver per decenni avvelenato l’organismo di chi vi lavorava, e vi lavora, di chi abita nel territorio e l’ambiente circostante.
Di tutto questo è responsabile anche la Regione Sicilia che pare disinteressarsi del destino delle aziende produttive e poco e nulla fa per evitare chiusure e ridimensionamenti. Per tanto appaiono ipocrite e propagandistiche – concludono Marotta e Ferlisi – le grida di Crocetta contro l’Eni e il suo rullare di tamburi di guerra, perché poco o nulla ha fatto per difendere i siti produttivi siciliani, a partire dalla Fiat di Termini Imerese. Rifondazione Comunista è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del petrolchimico di Gela e del suo indotto sollecita un’azione forte delle organizzazioni sindacali e propone che le varie e fin troppe vertenze non siano lasciate a una lotta individuale e solitaria, stabilimento per stabilimento, ma vengano unificate in un‘unica grande vertenza per la difesa del lavoro siciliano che possa prevedere, se necessario, uno sciopero generale regionale.