di Miriam Di Peri
Dal mondo della pubblica istruzione alla crisi della politica regionale Giusto Catania, già consigliere comunale al comune di Palermo dal 1997, assessore alla cultura nel 2000 ed eurodeputato dal 2004 al 2008, oggi militante di Rifondazione Comunista, si racconta a Livesicilia.
Da eurodeputato a professore, qualcuno direbbe dalle stelle alle stalle: è stato traumatico?
Per niente e lo dico senza falsi moralismi. La politica per me è sempre stata una passione, mai una professione. Amo il mio lavoro perché mi permette di essere una persona libera. E poi insegnare, a differenza di quanto sostiene il ministro Gelmini, è comunque fare politica.
In che senso?
Io insegno italiano e storia nell’istituto alberghiero “Cascino” in uno dei quartieri a rischio di Palermo: trasmettere l’amore per la letteratura, la poesia, fare conoscere la storia a questi ragazzi, è già fare pratica politica. Il punto è proprio questo: quello che le diverse riforme della pubblica istruzione hanno comportato in questi anni è stata la lenta erosione della più grande agenzia formativa del Paese. Il ruolo un tempo assunto dalla pubblica istruzione oggi è proprio della televisione berlusconiana, che negli anni ha forgiato il Paese a suo uso e consumo.
A livello regionale, quali sono le maggiori difficoltà dell’istruzione pubblica?
In Sicilia la situazione è drammatica: la nostra regione è l’unica in Italia a non avere una legge regionale organica sul diritto allo studio. Questo comporta situazioni paradossali come, ad esempio, i doppi turni, che vedono protrarsi le lezioni fino al tardo pomeriggio. La politica regionale dovrebbe investire in ricerca, formazione, università, edilizia scolastica. Invece i soldi pubblici, soprattutto i fondi europei, continuano ad essere utilizzati per la formazione professionale, che forma soggetti pronti per essere immessi, di fatto, nel mondo della disoccupazione.
A proposito di politica regionale…
Quello che sta succedendo alla Regione è scandaloso. Assistere a un accordo consociativo di questa portata tra il maggiore partito di opposizione e la peggiore espressione della destra di questo Paese, è vergognoso. Lombardo sta dimostrando di essere peggiore anche dello stesso Cuffaro. Almeno Cuffaro discuteva anche di politica. Adesso chi ci rappresenta si occupa soltanto degli assetti di potere: c’è in ballo la nuova gestione dei fondi europei e attorno a questo si gioca la battaglia politica. E il Pd, piuttosto che attaccare, sceglie di andare a cogestire un pezzo di potere. La verità è che gli accordi, sottobanco, questi signori li facevano anche prima. Adesso è solo sotto gli occhi di tutti.