I SOLDI DEL PONTE PER LA SICUREZZA E IL LAVORO
Ma perché “No al ponte sullo Stretto?”. Chi fa ancora questa domanda dovrebbe cominciare a farsi quella opposta “Ma perché si deve fare, questo ponte?”. Dopo una propaganda ventennale e dopo aver dilapidato circa 500 milioni di euro, i fautori del ponte non sanno ancora dire né perché nè come.
Al contrario, senza prendere un solo euro di soldi pubblici, i critici – che hanno come punto di riferimento imprescindibile la Rete No Ponte – hanno detto, scritto e dimostrato perché il ponte non si può e non conviene farlo. Ma le ragioni del no non hanno accesso sui grandi mezzi di comunicazione, quindi bisogna sempre ripetere.
Non si può
Perché chi prende tanti soldi per farlo non ha risolto i problemi tecnici relativi alla costruibilità. Più evidente di così… Esistono nel progetto di massima una trentina di parametri scoperti (compresi quelli sismologici), di cui almeno la metà insormontabili. Gli studiosi di tecnologie dei materiali stimano in 125 anni il tempo minimo necessario affinché tutte le strutture finora previste possano essere pronte. I materiali da impiegare e la struttura da progettare non darebbero comunque sufficienti garanzie di tenuta rispetto ad alcuni fenomeni certi: l’elevatissima sismicità dello Stretto, le forti correnti (che renderebbero comunque non transitabile il ponte almeno 60 giorni l’anno), la distanza in progressivo aumento tra le due coste.
Non conviene
L’idea del ponte nasce in un periodo di aumento del traffico automobilistico e ferroviario sulle lunghe distanze. Oggi la situazione è mutata. Questo tipo di traffico è drasticamente diminuito e calerà ancora di più in futuro. Per le lunghe distanze le persone usano sempre più l’aereo. Per le brevi distanze e per il trasporto delle merci conviene utilizzare e potenziarle vie del mare, ammodernando le navi e distribuendo più razionalmente le rotte. Insomma: del ponte nessuno saprebbe più che farsene! Tanto più che il costo del pedaggio sarebbe esorbitante. Ciò renderebbe l’intera operazione un disastro economico. Persino il tunnel sotto la Manica, che pure collega due stati ricchi come Francia e Inghilterra e non due regioni povere come Sicilia e Calabria, si è rivelato un fallimento finanziario.
Non si deve
Prescindendo da queste e altre importanti considerazioni (compreso quelle paesaggistiche, cioè il rispetto per un ecosistema unico al mondo, e occupazionali, dal momento che darebbe poco lavoro e comunque a termine, mentre ne toglierebbe tanto e stabile), il ponte è una grande provocazione verso siciliani e calabresi, stretti da mille emergenze. E’ uno scandalo enorme: di fronte a territori che ormai vengono giù con semplici piogge abbondanti (Giampilieri, San Fratello, Maierato, ecc.) si danno risorse imponenti “a perdere” a grandi imprese del Nord, invece di investire nella messa in sicurezza del territorio e nelle infrastrutture di cui realmente c’è gran bisogno (ferrovie, strade, aeroporti, scuole, edifici pubblici, forestazione, agricoltura, ecc.) che darebbero sicurezza, qualità alla vita, occupazione immediata: sono queste le uniche e vere opere pubbliche di cui abbiamo reale e urgente bisogno.
UN SOLO NO: ALLO SPERPERO!
CENTO SI: ALLE OPERE PUBBLICHE, ALLA SICUREZZA, ALL’OCCUPAZIONE, ALL’AMBIENTE, ALLO SVILUPPO!