“No alle grandi opere inutili, riorientate la spesa pubblica”. Almeno 4mila invadono il centro della città 
di Laura Galesi su Liberazione del 9 agosto 09
Messina – Appuntamento estivo per il popolo “No ponte” che si è ritrovato ieri a Messina determinato a protestare contro la realizzazione del più grande e mostruoso tra gli ecomostri inflitti alla Sicilia. Il corteo è partito nel tardissimo pomeriggio da piazza Cairoli per poi invadere praticamente tutte le vie della città. La manifestazione, lanciata dalla “Rete No Ponte”, ha messo insieme diverse realtà che si battono contro la realizzazione del ponte sullo Stretto e le grandi opere in odor di mafie, una collaborazione che è il frutto di un lungo percorso costruito negli anni da diverse realtà della politica, del mondo civile e della cittadinanza attiva. Il percorso “No Ponte” ora si arricchisce della precisa richiesta di ri-orientare la spesa pubblica allontanandola da grandi opere inutili per pensare, al contrario, alla riqualificazione del territorio, delle infrastrutture di prossimità come il traghettamento pubblico e la messa in sicurezza antisismica. Sotto accusa la società Stretto di Messina che potrà contare su un contributo di 1,3 miliardi di euro “in conto impianti” (per l’acquisto di fattori produttivi a lungo ciclo di utilizzo), che nel concreto però non ha ancora un progetto definitivo. «Come dire – afferma Antonello Mangano autore, insieme a Luigi Sturniolo, del libro Ponte sullo Stretto e mucche da mungere (edito da terrelibere.org) – che si finanzia un progetto fantasma. Fino a poco tempo fa l’intervento pubblico in economia – si accalora Mangano – rappresentava il peggiore dei mali, oggi è centrale sia nella socializzazione delle perdite che nelle partnership pubblico-privato, che spesso diventano solo mucche da mungere costruite con denaro pubblico per portare profitto ai privati».
Secondo i ministri Matteoli e Tremonti, già alla fine dell’anno potranno essere avviati i “cantieri a terra”, cioè tutte quelle che opere pensate in vista del Ponte, ma altrettanto inutili e forse ancora più dannose del “mostro sullo Stretto”. Critica da parte della Rete NoPonte nei confronti di Pietro Ciucci che da pochi giorni è stato nominato Commissario straordinario per il riavvio delle attività, oltre a essere già presidente dell’Anas e della Società Stretto di Messina (di cui Anas è azionista con l’82%), con il compito specifico di «rimuovere gli ostacoli» frapposti al Ponte. «La formula è inquietante – dicono dalla Rete – anche perché più volte il governo ha minacciato “l’uso dell’esercito” contro quelle “minoranze” che oseranno opporsi all’avvio dei cantieri». Ma c’è anche l’aspetto economico: in sessanta giorni, Ciucci dovrà «adeguare» i contratti stipulati con Impregilo (l’impresa aggiudicatrice) e con «le società affidatarie dei servizi di controllo e verifica della progettazione definitiva ed esecutiva». Un delirio di svincoli, raddoppi, gallerie, varianti e viadotti che dovranno collegare il casello del Ponte alle strade ed alla ferrovia della città, per raddoppiare, inoltre, le corsie in previsione di un aumento del traffico che non ci sarà. Già da sole, le opere correlate trasformeranno l’area dello Stretto in un immenso cantiere per un tempo indefinito. «Nessuno crede ai sette anni promessi da Ciucci – sostiene il Comitato – basta vedere l’esempio dell’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria, gestito da Anas ed in parte da Impregilo, avviato nel 1990, costato 17 volte di più del previsto, perennemente in balia da tutti i clan malavitosi presenti lungo il tracciato».
Sono tante, insomma, e molto serie le motivazioni alla base del corteo di ieri. Innumerevoli le adesioni: associazioni ambientaliste, partiti e soggetti politici, sindacati autonomi, centri sociali, reti territoriali, comitati cittadini. Il successo della manifestazione (almeno 4mila persone in piazza è la prima valutazione degli organizzatori mentre il corteo muove i primi passi) è il frutto delle numerose attività fatte dalla Rete nei territori: i dibattiti pubblici, le numerose presentazioni del libro Ponte sullo Stretto e mucche da mungere rappresentano segnali inequivocabili di una consapevolezza che non si è mai sopita. La Rete No Ponte ha, inoltre, evidenziato il “sacco edilizio” della città di Messina. E’ stato approvato il progetto per il Tirone, unico quartiere storico sopravvissuto al cataclisma del 1908. Un parcheggio sotterraneo da 1400 posti su 6 piani, l’ennesimo centro commerciale e tanti nuovi palazzi potrebbero eliminare l’ultimo residuo di centro storico. Le mura che hanno resistito alle scosse del grande terremoto rischiano cento anni dopo di crollare di fronte alla furia dei palazzinari e del partito del cemento.
Appuntamento decisivo anche per il Prc siciliano, la manifestazione di ieri. «La destra al potere – interviene Luca Cangemi, segretario regionale – si sta caratterizzando per la promozione di politiche ambientali devastanti che partono dal ponte e arrivano al rilancio del nucleare. Sono scelte che sanciscono l’incapacità delle classi dirigenti di ragionare sugli effettivi problemi del paese e del mezzogiorno, nel quadro della crisi economica mondiale. Al contrario persiste e si rinnova di un grumo di interessi che ha fatto già tanti danni all’Italia, al Sud, alla Sicilia in termini di dissipazione del territorio, di crescita di una pervasiva borghesia mafiosa, di disgregazione sociale. E’ necessaria – continua il segretario Prc – una opposizione sociale e politica determinata che smascheri le iniziative della destra e dei vari partiti del Sud che ne sono filiazione, a partire dalla vicenda del ponte sullo stretto di Messina che studi accurati hanno, da anni, chiarito essere un’opera insostenibile sotto il profilo ambientale, economico, della sicurezza». La manifestazione di ieri ha rappresentato anche un momento di unificazione dìelle tante lotte ambientaliste, sociali, civili che si sono diffuse in Sicilia in questi mesi contro rigassificatori e inceneritori, per l’acqua e il lavoro.