“La raccolta di firme a sostegno del referendum popolare finalizzato, secondo i promotori, ad abrogare l’indennità dei parlamentari italiani, è una bufala”. È quanto dichiara Carmelo Albanese, recentemente confermato nel Comitato politico regionale del Partito della Rifondazione Comunista dal IV Congresso regionale svoltosi a Palermo il 7 e l’8 luglio. “Da un po di tempo – continua Albanese – è diventato usuale per la maggior parte delle forze politiche cavalcare la motivata avversione dei cittadini verso “il palazzo” facendo ricorso a proposte di referendum-truffa che non solo non affrontano i nodi centrali della crisi in cui è piombato il sistema della rappresentanza ma, soprattutto, sono promossi per scopi altri visto che già nella formulazione dei quesiti per cui si chiede di apporre la firma si individuano chiaramente gli elementi che indurranno gli organi competenti a stralciarli. È accaduto un anno fa con il c.d. “referendum anti-porcellum”, promosso da IdV e parte del PD, giustamente e prevedibilmente dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale; accadrà a breve anche con questo”. “Per tacciare di strumentalità l’iniziativa basterebbe solo dire chi l’ha promossa, vale a dire una fantomatica “Unione popolare”, diretta emanazione, assieme alla sua Segretaria Maria Di Prato, dell’UDC, cioè del maggior sponsor delle politiche antisociali del governo Monti. Ad ogni modo, è nel merito che la richiesta di referendum non convince. I referendari, infatti, propongono di abrogare l’articolo n. 2 della legge 1261/65, ma questo concerne solo “la diaria corrisposta ai parlamentari a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma” e non, dunque, l’indennità dei parlamentari che, d’altronde, è sancita dall’articolo n. 69 della Costituzione e attuato dall’articolo n. 1 della legge sopra detta. Oltre ad essere inefficace, poi, il referendum va comunque incontro ad una inammissibilità certa poiché in contrasto con l’articolo n. 31 della legge 352/70 secondo cui “non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali […]”. I cittadini sono giustamente incazzati verso una classe politica inetta, in larga parte responsabile della crisi economica e sociale in cui versa il Paese. È per questa ragione che risulta irritante e offensivo che le stesse forze oggetto della critica utilizzano a scopo propagandistico questo disagio diffuso”. Secondo il dirigente siciliano del partito di Paolo Ferrero “il costo della politica è un problema reale in Italia, ma sono disponibili da subito gli strumenti adeguati per ridimensionarlo, senza bisogno di cedere a pulsioni populistiche “filo-sistema” da un lato, ed evitando, dall’altro, di intaccare i “costi della democrazia”, che sono altra e preziosa cosa. È ancora conservata nei cassetti della Camera dei Deputati una proposta di legge di iniziativa popolare promossa da Rifondazione Comunista nel 1999 intitolata “contro gli stipendi d’oro e i salari da fame”: la proposta, un solo articolo in tre commi, prevede molto semplicemente che gli stipendi dei parlamentari, dei magistrati e dei grandi manager non superino più di dieci volte gli stipendi del livello più basso delle amministrazioni pubbliche. Basterebbe rimettere mano a quella proposta di legge per ridimensionare drasticamente il continuo sperpero di denaro e introducendo, al contempo, un principio di giustizia sociale di cui non v’è traccia nei discorsi dei governanti e dei loro accoliti, così come in quelli dei contestatori “filo-sistema”. Nel Consiglio provinciale di Enna, stiamo provando a muoverci in questa direzione: a fronte di una spesa per assessori ed eletti di quasi 734 mila euro l’anno, già nella prima seduta d’insediamento il nostro Consigliere e Segretario Salvatore Cacciato ha chiesto il dimezzamento del numero dei componenti la Giunta e delle indennità di carica e poco dopo, con delibera n. 75 del 19 giugno 2012, la nostra proposta è stata parzialmente accolta”. “Bisogna continuare a battere questa strada se si vuole venire incontro alle giuste richieste di moralizzazione della politica che provengono dai cittadini, ma per fare ciò serve guardare all’insieme degli sprechi che, alla fine, vengono sempre finanziati con i soldi dei lavoratori. La Provincia Regionale di Enna, solo per fare un esempio, concede in comodato gratuito i locali dell’Università alla Fondazione Kore, non incassando così un milione e mezzo di euro l’anno d’affitto, sborsando 98 mila euro di IMU ma non avendo alcuna influenza sulle scelte manageriali che il C.d.A. e il suo Presidente a vita Cataldo Salerno decidono di prendere, ivi comprese quelle sui loro emolumenti”. “Tale questione – conclude Albanese – si configura o no come un fastidiosissimo costo della politica da abbattere subito?”.
Da Enna Press del 16/07/2012