Prendendo atto delle primissime proposte che si cominciano a formulare in vista delle prossime elezioni, ci preme una riflessione intorno al termine ‘moderato’ di cui oggi tanto si legge sui giornali. Forse varrebbe la pena ricordare che in nome del moderatismo negli ultimi anni sono state fatte delle scelte politiche che hanno penalizzato non soltanto le fasce più deboli della popolazione nell’esercizio dei primari diritti di cittadino. La dismissione dell’ospedale. La chiusura dell’Ipab. La sospensione di fatto del rimborso degli abbonamenti per gli studenti pendolari. La chiusura dell’asilo nido. La lenta trasformazione delle nostre periferie in quartieri dormitorio. La colpevole incuria in cui versano le più antiche e le più recenti opere pubbliche. L’impossibilità di formulare delle politiche culturali adeguate alle intelligenze dei nostri giovani. L’impotenza talvolta interessata con cui le precedenti amministrazioni hanno assistito alla fuga dei migliori di loro o alla chiusura delle attività commerciali del centro. L’agonia culturale, economica e sociale in cui versa la nostra un tempo vivace comunità. Se gli esempi devastanti di politica moderata fossero questi verrebbe quasi il sospetto che il termine ‘moderato’ possa nascondere una pericolosa carenza di contenuti, di programmi e di lungimiranza. E chi se la sente di sperare che l’ennesima coalizione moderata possa risolvere le questioni di importanza vitale alle quali la cittadinanza chiede ad alta voce vengano date risposte? In nome della moderazione San Cataldo ha subito i ricatti e le angherie di una classe politica che ha da sempre governato la città con triste inadeguatezza culturale posta a servizio di un singolo ‘Primo tra i pari’. Magari la moderazione di cui si parla, appunto è riferita ai toni, ai modi, a rinunciare al ricorso a quella famigerata macchina del discredito che si è fin qui peraltro considerata uno dei tanti ‘strumenti consentiti dalla democrazia’. La riflessione, allora, conduce ad una domanda: è in corso un tentativo di attrazione fondata sul malinteso significato del termine ‘moderato’ o esiste una piattaforma che contiene le ancora celate proposte programmatiche di quotidianità politica? Negli ultimi dieci anni molte delle proposte dell’area politica che certamente moderata non è sono state sostenute per il bene comune da coloro che oggi si appellano all’unità dei moderati. Sapere sospendere qualunque pregiudizio e avere capacità di intermediazione finalizzata al beneficio della collettività però non sempre è stata una virtù delle aree cosiddette moderate che fino a ieri stavano litigiosamente contrapposte con estremismo radicale giustificabile soltanto come strenua difesa di interessi non riconducibili a quelli della collettività intera. Non è difficile immaginare oggi quale inconscio pensiero si possa ancora nascondere dietro il termine ‘moderato’.
Viene da chiedersi quindi quale forza possa tenere legate aree così eterogenee a partire da domani. Libertà è Partecipazione è convinta che essere veramente liberi da ambiguità e affrancati da poteri forti e interessi collaterali non può più tradursi nel sollevare steccati con parole svuotate di ogni significato. Di certo forse è giunta l’ora di mettere da parte le parole vuote di senso quando ci sono forze in campo, tra le quali Libertà è Partecipazione che stanno già formulando proposte di programma chiare e aperte alla condivisione. E siamo pronti a confrontarci sul merito delle questioni reali e non più su termini ideali ormai impopolari e depauperati di quel decoro che qualcuno tenta ancora, disperatamente, di attribuirgli.
Romeo Bonsignore